Questo è un post dedicato al calcio. Nella fattispecie alla nostra Serie A, povera economicamente e anche di idee. Fino ad ora è stato un Mondiale bellissimo. Ricco di talento, dove i numeri dieci hanno sempre avuto la meglio sui nove e dove i portieri si sono esaltati come non mai. Dove un piccolo Iran ha tenuto testa all’Argentina e dove quasi ogni ottavo di finale è andato a finire ai supplementari. Per il resto l’Olanda ha vinto al 96′ e solo la Colombia ha passeggiato. Il talento, dicevamo. Facile, facilissimo parlare di Muller, Neymar, Messi e compagnia. Ma noi non ce li possiamo permettere, come canta Caparezza. E allora, perché non analizziamo quei giovani talenti in crescita? Perché non acquistiamo gente ai più sconosciuta, ma che nella kermesse brasiliana sta solo confermando quanto di buono ha fatto in passato? Ecco alcuni nomi.
DIVOCK ORIGI – Forte fisicamente (185 cm per 75 kg, foto Bruno Fhay), coraggioso e duttile. Segna, crea profondità ed è solo un classe 1995. È il vice-Lukaku e fino a ieri sembrava tutto il contrario. Gioca nel Lille, dove alla prima gara da titolare ha timbrato il cartellino, e la prima volta con la nazionale belga è datata maggio 2014. Per un’amichevole, contro il Lussemburgo. Doveva restare a casa, ma l’infortunio di Benteke ha convinto Wilmots a contare su di lui. Decisivo per la squadra contro l’Algeria, segna contro la Russia e continua a farsi strada con talento. Il valore di mercato è destinato ad impennarsi negli anni. Adesso può ancora essere un’occasione.
ANDRANIK TEYMOURIAN – Qui andiamo sull’usato. Classe ’83, già quattro anni alle spalle tra Premier e Championship poco fortunati. Adesso è maturato, gioca a Teheran e ha disputato un signor Mondiale con il suo Iran. Ha una mentalità europea, ringhia a centrocampo e ha dimestichezza con i piedi. Piccola curiosità: è il primo calciatore cristiano a vestire la maglia della nazionale iraniana.
ENNAR VALENCIA – Segna caterve di gol nel Pachuca, in Messico. E – dopo questo Mondiale – probabilmente si confronterà con la Premier League, dove Everton e Tottenham hanno già mosso i primi passi. Ha una lucidità incredibile, vede bene la porta. A sostenere questa tesi ci sono i suoi numeri con la nazionale ecuadoriana. Nelle gare di qualificazioni non ha inciso, ma nelle ultime sei partite ha sempre battuto il portiere avversario, siglando anche una doppietta ai Mondiali. Una certezza.
KENNETH OMERUO – Puntiamo su un classe ’93, nigeriano. Il Chelsea ci ha visto giusto, lo ha prestato in giro per l’Inghilterra dove ha fatto benissimo e da giugno ha in rosa un talento fresco di Mondiale. La concorrenza spietata dei blues potrebbe costringerlo ad un nuovo prestito, ma questa volta la Premier può diventare realtà. Un difensore completo: terzino destro o difensore centrale. Fisicamente sa come farsi strada e la qualità non manca.
JOEL CAMPBELL – È stata la sua stagione. Ha vinto un campionato in Grecia con l’Olympiakos ed è esploso ai Mondiali con la terribile matricola Costa Rica, arrivata ai quarti di finale. Classe ’92, di proprietà dell’Arsenal dove Wenger potrà gestire un talento importante già nel mirino delle grandi mondiali. Fa della rapidità e della tecnica le sue qualità migliori, adatto per una squadra capace di giocare di rimessa. L’Italia ne sa qualcosa, vero?
JOSÈ HOLEBAS – O Iosif Cholevas. Insomma, chiamatelo pure come vi pare. È un terzino greco, nato in Germania. È stato il compagno di squadre del sopracitato Campbell e ha alle spalle quattro campionati greci consecutivi con la squadra del Pireo. Terzino di spinta, originariamente ala e con piedi ben educati. Grande corsa e all’occorrenza dribbling. Nome poco gettonato, ma pronto a dare grandi garanzie.
YUN SUK-YOUNG – Più semplicemente Yun. Terzino classe 1990, veste la maglia del Queens Park Rangers e si è ben distinto nella disastrosa spedizione coreana ai Mondiali. Calciatore pulito, commette pochissimi falli e riesce a rendersi complementare nella doppia fase.
MUHAMMED BESIC – Difensore centrale con piedi educatissimi, tanto da poter occupare una posizione mediana sul rettangolo verde. Ha ventidue anni, una garanzia difensiva nella sfortunata spedizione bosniaca ai Mondiali. Ha un passato in Germania con l’Amburgo, ora si è stabilizzato in Ungheria. Ma adesso è l’ora del grande salto nei maggiori campionati europei. E non può sbagliarlo.
MATT BESLER – Altro difensore, cinque anni più grande del collega bosniaco e fresco di eliminazione con la casacca degli Usa. È la colonna portante dello Sporting Kansas City e in Nazionale è istruito perfettamente dal lavoro di un veterano come Klinsmann. Dopo un Mondiale così, deve ambire al gradino di sopra. O ora o mai più.
SERGE AURIER – Altro classe ’92, un difensore completo. Può giocare terzino (da ambo i lati) o centrale. Prevalentemente occupa la fascia destra e sa disimpegnarsi bene anche in avanti, dove pennella cross deliziosi per il Tolosa. E per la Costa d’Avorio. Suoi i due assist decisivi per la rimonta ai danni del Giappone di Zaccheroni. Un prospetto molto interessante.