Jonny Wilkinson
Jonny Wilkinson
L’eroe della coppa del mondo 2003 grazie allo splendido drop con cui regalò (al minuto 99’ del secondo supplementare) alla nazionale della “rosa rossa di Lancaster” la vittoria contro l’Australia 20-17, spezzando così il dominio delle squadre dell’emisfero sud.

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Mediano d’apertura ha militato con Newcastle e Tolosa (vincendo due titoli nazionali). Ossessivo nella ricerca della perfezione, fu praticamente infallibile su calcio piazzato, segnando 1246 punti (miglior marcatore di sempre dei “Britis and Irish Lions” e secondo dei test match della rugby union). Dopo l’impresa del 2003 subì una lunghissima serie di infortuni che lo tennero lontano dalla nazionale per addirittura tre anni. Diede l’addio all’Inghilterra nel 2011 e quello al rugby giocato nel 2014 dopo aver guidato i rossoneri di Tolone alla doppietta in Heinken Cup e Top14.

Jonah Lomu
Jonah Lomu
La prima vera stella globale del rugby moderno. Da Auckland, sebbene abbia origini tongane, alla conquista del palcoscenico mondiale grazie ai 63 caps e ai 185 punti messi a segno con gli All Blacks in soli 8 anni. Nel 1995 scioccò i tifosi della coppa del mondo per potenza e velocità, segnando 7 mete anche se in finale dovette arrendersi agli Springboks padroni di casa. Non andò meglio nemmeno quattro anni dopo con l’eliminazione in semifinale da parte della Francia. Una patologia ai reni lo obbligò ad un trapianto nel 2004. Tornato in campo (a Calvisano con la maglia di Cardiff in Heineken Cup) dopo una lunga assenza era ormai l’ombra del giocatore di un tempo. Si è ritirato dal mondo dello sport nel 2007 senza mai aver sollevato la Web Ellis Cup.

Gareth Edwards
Gareth Edwards
Atleta superbo e dotato di grandi doti tecniche, grandioso nella corsa, nel passaggio, nel gioco al piede e nella lettura della partita. Nel 2003 fu eletto giocatore migliore di sempre dalla rivista “Rugby World”. Gallese, figlio di un minatore, giocò mediano di mischia con la maglia dei Dragoni tra il ’66 e il ’78 mettendo insieme 195 presenze e 426 punti. Per i suoi meriti sportivi è stato nominato “Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico” e “Knight Bachelor” guadagnandosi il titolo di “Sir”. Nel ’73 fu autore della cosiddetta “that try”, una delle più belle mete di sempre, segnata da Edwards con la maglia dei Barbarians contro la Nuova Zelanda.

Diego Dominguez
Diego Dominguez
Insieme ad Alessandro Troncon e gli altri eroici giocatori della nazionale è l’uomo simbolo dell’ingresso dell’Italia nel “Sei Nazioni”. Nato a Cordoba (Argentina) sbarcò in Italia alla corte di Silvio Berlusconi ai tempi della Mediolanum Amatori. Decise di giocare per gli azzurri, grazie alle origini milanesi di sua madre, diventando il miglior marcatore azzurro all-time (983 punti) e il quinto dei test match della rugby union (1010 punti, fu il primo giocatore ad infrangere la barriera dei 1000 punti). Da mediano di apertura guidò gli azzurri alla storica vittoria contro la Scozia nella prima gara del “Sei Nazioni” nel 2000 firmando 29 punti (una trasformazione, 3 drop e 6 punizioni). Nel ’97 si trasferì allo Stade Français con il quale ha chiuso la carriera nel 2004.

David Campese
David Campese
Innovatore e protagonista del rubgy moderno, fu largamente riconosciuto come uno dei tre-quarti ala più forti di sempre. Figlio di un emigrato italiano in Australia, esordì nel 1982 con i Wallabies con cui avrebbe giocato fino al 1996, collezionando 101 caps e 64 mete. Nell’88, grazie all’intuizione di Vittorio Munari, si trasferì in Italia al Petrarca, con cui vinse 3 scudetti, prima di passare all’Amatori Milano con cui conquistò un altro titolo nel 1991. Fu quello un anno d’oro culminato con la vittoria della coppa del Mondo in Inghilterra di cui fu decretato anche miglior giocatore. Nel ’93 ritornò in Australia a giocare nel super-12 con la maglia dei Warathas. Resta celebre il suo “goose-step” (letteralmente il passo dell’oca), ovvero il particolare modo di correre per eludere i placcaggi degli avversari.