Un vile gesto, un attentato alla memoria storica di una delle più grandi eccellenze italiane nello sport: il Club Scherma di Jesi. Nella notte del 16 Dicembre, ignoti malviventi hanno appiccato le fiamme nello storico Palascherma di Jesi dove sono cresciuti talenti quali Stefano Cerioni, Valentina Vezzali, Giovanna Trillini, Elisa Di Francisca e tanti altri. Un gesto privo di qualsiasi logica che ha lasciato senza parole l’intera città (e non solo).
Blog di Sport ha intervistato a proposito Ugo Coltorti, ex calciatore del Jesina, oggi assessore allo sport, che ci ha spiegato il suo punto di vista dichiarandosi deluso e amareggiato.
Assessore Coltorti, ci dica innanzitutto cosa ne pensa dell’accaduto, qual è stata la sua prima impressione?
“Una cosa allucinante, se qualcuno ha provato divertimento a fare una cosa del genere vuol dire che siamo messi male perché è vero che la fame porta a gesti sconsiderati ma siccome qua dentro non c’era niente da “mangiare” significa che qualcuno l’ha fatto con cattiveria dimostrando un senso di responsabilità sotto la norma, è questo che mi preoccupa”
Allora Lei pensa che il furto non è riconducibile alla consegna della Collana d’oro?
“Se qualcuno entra per rubare qualcosa, raramente noto che poi si diverta a bruciare qualcosa. Se poi la scusa fosse veramente quella della Collana d’oro allora questi presunti ladri sarebbero anche ignoranti perché la Collana è una medaglietta di scarso valore intrinseco, è quello che rappresenta ad essere importante”
Quindi, perché appiccare le fiamme?
“Mi auguro che sia un gesto isolato di ragazzini ignoranti che cercavano chissà cosa e presi dallo sconforto abbiano poi acceso il fuoco…cosa che mi fa arrabbiare ancora di più. La cosa più brutta è il senso di impotenza che si prova vedendo le campionesse piangere insieme a chi lavora lì da una vita… è stata una cosa che nessuno si aspettava, soprattutto dopo aver ricevuto il più grande riconoscimento che il Coni concede; rovinare quello che questo Club ha costruito ha fatto male a tante persone”
Fa male a tutta la città di Jesi.
“Non è un discorso legato solo al territorio, ha fatto male a tutti noi perché la scherma a Jesi è un patrimonio dello sport italiano, i ragazzi portano medaglie a casa da trent’anni! Quello che facciamo a Jesi è motivo d’orgoglio per tutta la Nazione”
Quando gli azzurri salgono in pedana siamo tutti fieri e orgogliosi di loro.
“Eh…tutti tranne quei pochi che sono entrati nel palazzetto”
Il presidente del Club ha ricordato che già in passato ci sono stati furti all’interno del Palascherma di Jesi. A questo proposito, l’amministrazione comunale sta pensando di intervenire per migliorare i sistemi di sorveglianza?
“Già ci siamo attivati per questo. Sono cose già messe in preventivo da quando il palazzetto è diventato di proprietà del comune dal 2011. Tra l’altro avevamo già iniziato i lavori perché sono passati 25 anni dall’ultimo intervento di manutenzione. Nessuno però pensava che ci fosse la necessità di un sistema di sorveglianza perché tecnicamente non c’è niente da rubare, si entra per dispetto. C’è solo memoria storica e oggetti che hanno un valore meramente affettivo. Ripeto: non c’era niente per la quale preoccuparsi, spero che le autorità facciano luce su quanto accaduto al più presto”
Quali sono stati i danni effettivi?
“Fortunatamente hanno fatto pochi danni, a parte l’archivio della memoria storica e la stanza della presidenza dove c’erano i trofei, il resto non è stato intaccato dalle fiamme. Gli atleti comunque si sono allenati al Pala Ancona e da Lunedì torneranno al Palascherma”
Questo gesto avrà delle ripercussioni sull’immagine turistico/sportiva della città di Jesi, capitale europea dello sport?
“No, paradossalmente succede l’esatto opposto: ne parlano tutti i giornali nazionali. Certo sarebbe più bello se parlassero dell’arrivo di Malagò e della consegna del Collare d’oro piuttosto che del matto che brucia il palazzetto”
Concludiamo parlando dei meriti di Jesi, città europea dello sport. Questo riconoscimento è un punto d’arrivo oppure un input per crescere e migliorarsi ancora di più?”
“Questo riconscimento è la testimonianza che la nostra città ha questa predisposizione per lo sport da sempre, un riconoscimento giusto e meritato. Jesi ha avuto così tanti campioni nello sport al punto da essere diventata la normalità e questo ha provocato un certo assopimento. In questa prospettiva, il riconoscimento ha ridestato una certa vivacità in tutto il mondo sportivo jesino perché abbiamo riportato Jesi al centro del nostro territorio”
Quali obiettivi si prefigge di raggiungere nell’immediato futuro?
“Abbiamo una città ricca di contenuti, il 43% dei cittadini è iscritta a federazioni sportive, ora dobbiamo lavorare sui contenuti che sono fermi da 25 anni. Cerchiamo di dare dignità a quelle strutture che abbiamo perché costruirne di nuove, con i pochi contributi che arrivano ai Comuni, è molto difficile”
La ringraziamo per la disponibilità e le auguriamo un buon lavoro.
“Grazie a voi, alla prossima”