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Lo sport dovrebbe unire, ma nel calcio ciò non sempre accade. E due episodi riprovevoli avvenuti nelle scorse ore sono un esempio: ci riferiamo a quanto successo durante Bosnia-Grecia e Australia-Arabia Saudita, entrambe valide per le qualificazioni ai Campionati Mondiali di Russia 2018.

Bosnia-Grecia. Al Biljno Polje Stadium finisce con un pareggio a reti bianche, ma nel finale di gara gli animi già accesi diventano incandescenti. E i protagonisti in negativo rispondono ai nomi di Edin Dzeko e Kostas Manolas, compagni di squadra nella Roma e rivali con le rispettive nazionali.

I due si scambiano insulti e si mettono le mani addosso, da lì tutto degenera e si inseriscono anche altri altri rappresentanti delle due compagini. Ad avere la peggio è il greco Giannotas, al quale salta un dente, probabilmente per un pugno sferrato dallo stesso Dzeko.

Il motivo della sceneggiata? Stando alle parole di Manolas, i bosniaci non avrebbero rispettato l’inno greco: “Ci hanno anche mancato di rispetto – le parole del difensore giallorosso”, che aggiunge come queste cose “non rappresentano il calcio” e che tutto “sembrava una guerra”.

Del resto già all’andata le cose non andarono nel migliore dei modi, dal momento che lo stesso Dzeko fu espulso per aver abbassato i pantaloncini a Sokratis e nel frattempo sugli spalti compariva un ignobile striscione che faceva riferimento al massacro di Srebrenica, per il quale la federazione greca era stata costretta alle scuse pubbliche.

Australia-Arabia Saudita. Prima del fischio d’inizio viene osservato un minuto di silenzio per le vittime (tra cui due cittadini australiani) degli attentati terroristici che hanno colpito prima Manchester e poi Londra. Ma i sauditi si rifiutano di commemorare i caduti e manifestano apertamente la disapprovazione, ricevendo una bordata di fischi dal pubblico.

La Federazione saudita è costretta a scusarsi pubblicamente condannando “ogni atto di terrorismo ed estremismo” ed estendendo le sue “sincere condoglianze alle famiglie di tutte le vittime”, ma altrettanto sinceramente aggiunge come il minuto di silenzio non rientra nella propria cultura e pertanto già prima dell’incontro aveva annunciato che non vi avrebbe preso parte.