Gabriel Batistuta e Daniel Osvaldo. Alzi la mano a chi, vedendo uno dei due, non è mai venuto in mentre l’altro. Il secondo sulle orme del primo, nato ventitré anni dopo, sette chilometri più in là di Avellaneda (a Buenos Aires, ndr), dove il Bati ha vissuto fino all’età di sei anni.
Dal 31 agosto 1997 al 24 settembre 2014, dalla semirovesciata vincente del Re Leone a quella del nuovo attaccante dell’Inter. Un gesto atletico che in pochi sono riusciti a trasformare in rete, che appartiene solo ai grandi campioni. E per Dani non è la prima: oltre alle due di Roma (una ingiustamente annullata), indimenticabile per i tifosi viola quella contro il Torino di qualche anno fa. Quasi quanto quella di Batistuta, che contro l’Udinese, in una partita a dir poco pazzesca, regalò tre punti con altrettanti gol.
Entrambi hanno militato a Firenze prima, poi nella capitale ed infine nell’Inter. Nerazzurri che, grazie a Piero Ausilio, sono riusciti a strappare l’attaccante alla folta concorrenza e ad assicurarselo in prestito con diritto di riscatto fissato ad una cifra sicuramente contenuta. E i numeri di questa prima parte di stagione, danno ragione alla società di Corso Vittorio Emanuele, che ha fortemente voluto e creduto in lui: due reti contro lo Stjarnan, due contro il Sassuolo, una contro l’Atalanta. Mica male per uno arrivato per fare la prima riserva e che pian piano sta smuovendo le gerarchie.
Barbetta, baffo, capelli raccolti e mitragliata dopo i gol. Tante le somiglianze fra il centravanti del passato e quello del presente. Ambedue argentini, seppur Osvaldo con passaporto italiano, hanno fatto innamorare le piazze nelle quali si son fermati. A Milano i tifosi dell’Inter aspettano altre mitragliate, magari qualcuna in più rispetto a quelle di Bati-gol, solo due con la maglia nerazzurra. Ma ogni volta che quel numero 7 la butta dentro, riaffiorano dolci ricordi.