5) Karl-Anthony Towns (Minnesota Timberwolves)
Il nativo di Piscataway, New Jersey, ha rappresentato senza ombra di dubbio una delle note più liete dell’All-Star Weekend: già ad inizio settimana, però, aveva trovato il modo di farsi notare con una tremenda schiacciata in faccia al povero Dante Cunningham, comunque non abbastanza per assicurare la vittoria ai T-Wolves. Sebbene non abbia una rilevanza pari allo Skills Challenge appena conquistato dal classe 1995, resta pur sempre un gran bel vedere.
4) Kawhi Leonard (San Antonio Spurs)
Il numero 2 degli Speroni sta acquisendo sempre più peso nella metà campo offensiva, aspetto che sommato alle sue incredibili doti difensive non deve far dormire sonni tranquilli a diversi allenatori NBA. Coach Pop, sicuramente soddisfatto da questi progressi, decide così di affidargli il possesso conclusivo nel finale di gara coi Magic: dopo aver ricevuto palla sulla rimessa, Leonard affronta in isolamento Aaron Gordon, grande protagonista dello Slam Dunk Contest di sabato, e mette infine a segno il canestro della vittoria a soli 9 decimi dalla fine. Chapeau.
3) Russell Westbrook (Oklahoma City Thunder)
Sin dal suo ingresso nell’NBA il prodotto di UCLA ha messo in mostra delle qualità atletiche fuori dalla norma per un playmaker, regalando innumerevoli highlights ai milioni di appassionati sparsi per il globo. Contro un simile scherzo della natura i derelitti Phoenix Suns di questa stagione possono fare ben poco: Westbrook fa a fette la difesa e inchioda una potentissima schiacciata posterizzando Alex Len.
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2) Gordon Hayward (Utah Jazz)
In occasione della partita al cardiopalma giocatasi tra Jazz e Mavericks sul parquet dell’American Airlines Center di Dallas, l’ex-Butler si conferma ancora una volta uno specialista dei tiri allo scadere: il tuttofare di Utah è abile nel creare un mismatch con Zaza Pachulia e ad eseguire un perfetto step-back, degnamente concluso con il canestro sulla sirena.
1) Joe Johnson (Brookyln Nets)
Considerata la pessima stagione che vede protagonisti sia lui in prima persona – minimi storici a livello statistico da 10 anni a questa parte – che i Nets in generale (14-40 di record, terzo peggior dato nell’intera NBA), a qualcuno saranno tornate in mente le buone annate trascorse da Johnson ad Atlanta, grazie alle quali nel 2015/16 egli è ancora in grado di guadagnare quasi 25 milioni di dollari, frutto del contratto sottoscritto nel 2010. Bisogna però ammettere che in determinate circostanze resta tuttora un giocatore micidiale: con Brooklyn sotto di 2 a 1.3 secondi dal termine, Iso Joe riceve palla e infila di tabella la tripla della vittoria, gettando nello sconforto i Denver Nuggets.