Giusy Versace, atleta paralimpica, ha iniziato a correre con delle protesi in carbonio nel 2010, ossia cinque anni più tardi dall’incidente che le ha fatto perdere le gambe. Di certo non si è data per vinta: grazie agli affetti, al volontariato e allo sport, ha trasmesso a se stessa e agli altri l’importanza di sorridere sempre alla vita.

Giusy Versace, nel suo libro “Con la testa e con il cuore si va ovunque” racconta la vita pre-incidente e la successiva rinascita. Cosa metterebbe al centro del prima e del dopo? Quali valori e priorità?

Prima ero decisamente una donna in carriera concentrata soprattutto sul lavoro. Oggi ci sono tante cose che riempiono la mia vita a cui do una priorità maggiore: famiglia, volontariato, la mia onlus, la corsa e poi c’è anche il lavoro

Mediante la scrittura, la sua attività sportiva e gli eventi a cui presenzia, quali messaggi intende divulgare e su cosa intende attirare l’attenzione?

Il libro per me è stato un modo come un altro di testimoniare. Lo sport e gli eventi che organizziamo con la onlus sono invece finalizzati a diffondere la bellezza dello sport. Ritengo che lo stesso sia una grande terapia e invito tutti a farlo non pensando a competere ma semplicemente perché lo sport aiuta a confrontarsi, uscire di casa, superare i propri limiti e credo che sia un ottima medicina più che per il corpo sopratutto per la mente: penso che per molti disabili questo sia ancora più importante.

In un suo intervento dedicato alle donne e alla femminilità, ha scritto che “la gente ci vede in base a come noi ci poniamo.” Cosa intendeva?

Intendevo dire che se noi ci poniamo agli altri come gente sfigata solo perché viviamo con un handicap, tutti ci guarderanno così. Se invece noi ci poniamo con normalità anche la gente imparerà a guardarci con occhi diversi. Il sorriso è contagioso e dovremmo imparare tutti a sorridere un po’ di più alla vita, apprezzando tutte le cose belle che abbiamo senza soffermarci troppo su ciò che ci manca e vorremmo avere.

Quali risultati ha sinora raggiunto e quali spera di poter ancora raggiungere nello sport?

Risultati tanti… Quando ho iniziato non avrei mai scommesso su me stessa né avrei immaginato di arrivare così lontano. Io sono già soddisfatta così, sono convinta di averla già vinta la medaglia più importante ed è stato quando mi sono alzata dalla sedia a rotelle. Mi alleno e continuo a correre perché mi fa stare bene e mi fa sentire viva, tutto ciò che arriverà sarà comunque ben accetto ma non mi pongo obiettivi troppo ambiziosi nè troppo lontani

Andando oltre il contesto sportivo, ha in serbo dei progetti mirati alla sensibilizzazione delle tematiche legate alla disabilità? Quali?

Ho fondato la Onlus (www.disabilinolimits.org) con lo scopo di aiutare gli altri, questo mi fa sentire utile. Vorrei dare la possibilità ad altri disabili economicamente svantaggiati di avere le stesse opportunità che ho avuto io. Inoltre portiamo avanti una lotta perché il nomenclatore tariffario nazionale applicato dalle Asl possa essere aggiornato e possa quindi prevedere ausili sportivi per tutti i disabili. Lo sport dev’essere un diritto di tutti e non un lusso come purtroppo lo è attualmente.