Debita premessa: è la Liga più bella degli ultimi vent’anni. Chi ha ancora il coraggio di pronunciare la fatidica, quanto scontata, frase “è un campionato prevedibile e noioso” ha perso di vista tutto di un campionato tecnicamente spettacolare, avvincente e con la sorpresa dietro l’angolo. Sono le 22.50, il Valencia conduce al Bernabeu e, complice la sconfitta dell’Atletico contro il Levante, il Barcellona è il netto favorito per il titolo. Passano sessanta secondi, le 22.51 per l’esattezza, e il Real attacca quando il cronometro segna il 92′: Ronaldo pesca una mossa dalle sue dal repertorio e con un colpo di tacco geniale stende Diego Alves e riapre tutto. Finisce 2-2, ma nel giro di un minuto i catalani sono quelli con meno possibilità di conquistare il primato. Pazzesco, vero?
Seconda premessa: in Liga giocano tutte le squadre con il massimo impegno. Anche quelle senza obiettivi. Non esiste l’aiutino, non esiste nessun “impegno ridotto” in caso di traguardo raggiunto. In Italia, dispiace dirlo, saremmo sbalorditi da un fenomeno avanti anni-luce rispetto al nostro sistema (solidale, sigh) decisamente preistorico. In Spagna che il campionato lo vinca il Real, il Barcellona o l’Atletico poco importa alle altre diciassette compagnie. Se davanti ci sono 90 minuti, si giocano per vincere. Fate un giro a Valencia, la città maledetta nella domenica madrilena. Alla “Ciudad de Valencia” il Levante già salvo piega l’Atletico che aveva il titolo in mano e che ora rischia di farselo sfuggire. La coppa è ancora nelle mani di Simeone, ma questa volta meno saldamente. Adesso ci sono meno certezze. Insomma, il fiato sul collo inizia a farsi sentire paurosamente e il rischio di soffrire di vertigini incombe. Poi c’è l’altro Valencia, già fuori dai giochi per conquistare l’Europa League, persa in semifinale appena tre giorni fa. Stanchi? Nemmeno per sogno. La squadra di Pizzi va avanti due volte e rischia lo sgambetto clamoroso, concretizzato solo a metà per via di una perla di Cristiano Ronaldo semplicemente favolosa. Come è favoloso e affascinante che due squadre come Levante e Valencia (che in questa Liga non hanno davvero nulla da aggiungere) spendano tutte le proprie energie fisiche e mentali per onorare la stagione fino alla fine. Per fare semplicemente ciò per cui sono pagati. Strano anche questo, ma solo per noi.
Premesse finite. La domanda adesso sorge spontanea: cosa succede in Liga? Risposta meno spontanea e alquanto incerta. Al momento comanda l’Atletico con 88 punti, segue il Barcellona a 85 e il Real (che ha una gara in meno) a 83. Ma vediamo nel dettaglio ciò che potrebbe succedere negli ultimi 180′ del torneo (90′ in più per le merengues)
ATLETICO MADRID (88 punti) – Il titolo rischia di sfuggire, ma è ancora braccato dai colchoneros. Dipende tutto da Diego Costa & Co.: con quattro punti sarà scudetto. C’è il Malaga (salvo al 99%) al Vicente Calderon e poi l’ostacolo Barcellona (rimesso in corsa) al Camp Nou. Potrebbe bastare un pareggio e poi sarà festa.
BARCELLONA (85 punti) – Lo sbalzo di emozioni dalle parti del Nou Camp è incredibile. Il pari contro il Getafe griffato Lafita sembrava condannare i catalani, tanto che lo stesso tecnico Martino nel dopo-gara ha fatto mea culpa, confessando di non meritare una riconferma per la stagione successiva. Ma poi perde l’Atletico, stava per perdere il Real (e lì lo scenario sarebbe stato totalmente in mano agli azulgrana) e i sogni di gloria si riaccendono. Ci sarà da sudare nella trasferta contro l’Elche, squadra a caccia di punti-salvezza, ma sarà soprattutto decisiva la gara casalinga contro l’Atletico. Eppure anche sei punti potrebbero non bastare, se il Real dovesse trionfare in tutte le gare rimanenti. Ecco perché l’ultima magia di Ronaldo può pesare come un macigno.
REAL MADRID (83 punti) – Il Real ha una gara in più da giocare, ma il vero jolly lo ha gettato al vento stasera. Con una vittoria la strada sarebbe stata spianata e invece ci sarà da sudare. Perché anche tre vittorie potrebbero non bastare se i “cugini poveri” dell’Atletico dovessero fare il loro dovere negli ultimi due turni. In settimana il recupero esterno contro il Valladolid, poi una trasferta di fuoco a Vigo e infine l’atto conclusivo contro l’Espanyol nella presumibile bolgia del Santiago Bernabeu. Nove punti e tante preghiere: è la ricetta per il titolo.