The time is now, direbbero dall’altra parte dell’oceano. E nel caso dell’edizione 2015-16 dei Los Angeles Clippers questa affermazione calza a pennello con l’obiettivo fissato per la stagione alle porte: vincere il tanto agognato primo anello della franchigia, cancellando così decenni di sbeffeggiamenti ai danni della seconda squadra di LA. Per la prima volta nella loro storia, infatti, i Clippers si presentano ai nastri di partenza come legittima contender per il titolo, con un mix di atletismo ed esperienza che potrebbe permettere ai losangelini di affrontare l’ultimo step dopo le prestazioni convincenti degli ultimi anni. Ecco perciò di seguito cinque scenari realistici per cui la squadra di coach Doc Rivers può sperare di vincere l’anello.
1) Chris Paul gioca una stagione da MVP
CP3 si appresta a cominciare la sua quinta stagione ai Clippers – l’undicesima nell’NBA – con la certezza ormai assodata di essere il playmaker numero uno sulla piazza. Reduce dall’ennesima solida stagione da 20 punti e 10 assist di media (19.1 & 10.2 per l’esattezza) Paul può comunque migliorare ulteriormente alcuni aspetti del proprio gioco, prendendosi maggiori responsabilità in attacco in determinati momenti della partita, invece di limitarsi al semplice ruolo di ‘direttore d’orchestra’.
2) Griffin completa la propria maturazione confermandosi sui livelli degli ultimi Playoffs
Le speranze dei Clippers di vincere l’anello non ruotano solamente attorno a Paul: anche il suo partner in crime Griffin può elevarsi ad un livello di gioco meritevole del riconoscimento di Most Valuable Player, semmai dovesse confermare quanto mostrato nei Playoffs 2015 (25.5 punti, 12.7 rimbalzi, 6.1 assist) dove nella serie contro San Antonio ha mantenuto una media-assist superiore a quella dello stesso CP3. L’idea che Griffin non fosse altro che una macchina da highlights sembra ormai lontana anni-luce: certo, le schiacciate spettacolari sono rimaste, ma sono state affiancate da una maggiore consapevolezza nei pressi del canestro e dai miglioramenti nel tiro dalla media distanza. Riuscisse ad incidere maggiormente anche a livello difensivo non ci sarebbero limiti alle ambizioni personali e di squadra.
3) Lance Stephenson torna ai livelli di Indiana
Se si mette in relazione l’ultima stagione di Born Ready ad Indianapolis (13.8 punti, 7.2 rimbalzi e 4.6 assist di media) e la successiva annata trascorsa a Charlotte (sulla quale è preferibile stendere un velo pietoso…) non si può negare che, nel giusto contesto, Stephenson possa offrire un contributo solido alla propria squadra, in particolar modo subentrando dalla panchina come dovrebbe avvenire – salvo stravolgimenti – a LA. Se si integrerà bene nella nuova realtà, il nativo di Coney Island avrà un impatto rilevante anche nella metà campo difensiva, migliorando in tal senso la difesa perimetrale di una squadra il cui reparto guardie è maggiormente propenso all’attacco (Crawford, Redick).
4) La panchina passa da debolezza a punto di forza
Negli ultimi anni, pur di fronte a diverse buone stagioni, la second unit dei Clippers si è puntualmente rivelata inadeguata a competere nei Playoffs. In quest’ottica la stagione 2015/2016 può rappresentare una vera e propria rinascita, grazie ai massicci interventi operati in occasione del mercato estivo: Josh Smith, Austin Rivers, Pablo Prigioni, Lance Stephenson, Cole Aldrich e Wesley Johnson, senza dimenticare ovviamente Jamal Crawford, possono essere l’upgrade giusto per dare il via alla conquista della Western Conference. Se questi giocatori sapranno trovare la giusta chimica tra di loro i Clips avrebbero le spalle coperte nel caso qualcuno dei titolari dovesse stentare o infortunarsi nella parte clou della stagione.
5) Il canto del cigno di Paul Pierce
The Truth torna finalmente a casa dopo vent’anni passati tra Kansas, Boston, Brooklyn e Washington: il ragazzo cresciuto a Inglewood, diventato uomo, non è certo quello delle Finals disputate nel 2008 e nel 2010 , visto che il tassametro corre e la carta d’identità recita, impietosa, 38 anni. Le due annate trascorse tra Nets e Wizards hanno però dimostrato come, pur con un minutaggio ridotto e con delle statistiche mutate di conseguenza, Pierce rimanga una figura vincente, capace di sobbarcarsi la responsabilità di una giocata decisiva anche – o soprattutto – nei Playoffs: chiedere conferma ad Hawks e Raptors a tal proposito. Il suo utilizzo da 4 tattico, inoltre, potrebbe recare indubbi benefici ai Clips, sia volendo aprire il campo con un ulteriore tiratore (52.4% negli ultimi playoff) sia qualora si intenda evitare l’hack-a-Jordan messo in atto nelle serie contro Spurs e Rockets, utilizzando Pierce da 4 e Griffin da 5 in determinati contesti.
Articolo di Athos Guerro