Non succedeva da nove anni. Le italiane in Champions non vincevano tutte insieme dalla stagione 2005-2006. Allora erano quattro, ora sono solo due Juventus e Roma. Il calcio italiano è in crisi e questo è il risultato degli ultimi tristi anni.

Se siamo in crisi i fattori sono tanti: tra questi, terribilmente attuale, è la periodicità con cui si verificano scontri negli stadi. Nella settimana dei Daspo di gruppo, accadono nuovamente episodi di cronaca come quelli di ieri sera.

Roma e Juventus hanno vinto, ma ancora una volta il calcio italiano ha perso. Scontri, ancora scontri, fuori dall’Olimpico prima e durante il match tra Roma e Cska di Mosca. Dopo i tragici episodi di maggio, che hanno portato alla morte di Ciro Esposito, ci risiamo.

Non è possibile. Non si può gestire la situazione in questo modo. Non si può permettere che tifosi avversari vengano in contatto. I tifosi russi non possono riuscire a forzare un cordone di sicurezza delle forze dell’ordine e andare allo scontro con gli ultras della Roma. I tifosi del Cska Mosca non possono portare i fumogeni all’interno dello stadio. Visto quello accaduto all’esterno dello stadio, poche ore prima, non si possono lasciare da soli gli steward nel settore ospiti. Le forze dell’ordine non possono arrivare con troppi minuti di ritardo per sedare i tafferugli.

Non ci siamo, ancora una volta. Una serata di festa rovinata da immagini tristi già viste e riviste. Due tifosi russi feriti e portati in condizioni critiche in ospedale, steward indifesi aggrediti e picchiati dalla tifoseria russa. Questa non è una critica a questa o quella tifoseria. È una riflessione sul modo di gestire il nostro calcio. Se si continua così non usciremo mai dalla crisi. È una questione di mentalità, di cultura, di crescita di un popolo prima e dei tifosi dopo.

È un processo di cambiamento difficile e lungo ma dobbiamo crederci. Almeno proviamoci. Tutti.