Nella giornata di ieri hanno fatto clamore le parole rilasciate dal neopresidente del Cagliari Tommaso Giulini ai microfoni Ansa. Per chi se lo fosse perso, l’erede di Cellino ha prima parlato di questioni impellenti e più vicine nel tempo – vedi la questione Sant’Elia, sulla quale ha rivelato che “Lo stadio non sarà privato perché sarà una concessione del Comune di Cagliari, dovrebbe rinascere esattamente dove è oggi. Ristrutturarlo? No, sarà uno stadio nuovo” -, poi si è lasciato andare svelando quelle che sono le sue speranze e aspettative per il futuro prossimo della società sarda:
“Non mi dispiacerebbe potermi giocare il centenario del club nel 2020 a un livello più alto di quello attuale, avere la possibilità di ambire ai primi cinque posti. Lavoriamo per una graduale crescita anche se non siamo negli anni ’70 quando erano possibili sorprese incredibili. Oggi per poter ambire a posizioni importanti, anche nel giro di cinque-sei anni c’è un grande lavoro da fare“.
La domanda sorge spontanea: è un sogno verosimile e praticabile nella realtà anche per una società come il Cagliari la quale, al momento, non dispone di grossissime risorse finanziarie? O si tratta piuttosto di una chimera, una speranza sorta sulle ali dell’entusiasmo e tipica dell’atmosfera che solo l’inizio di un nuovo corso sa dare? Difficile dirlo, soprattutto ora che siamo ancora agli albori della nuova presidenza targata Giulini.
Tuttavia, a conforto del proprietario della Fluorsid giunge la storia – anche recente – del calcio. Non sarebbe la prima volta, infatti, che una squadra cosiddetta “provinciale” come il Cagliari riuscirebbe a classificarsi nei primi cinque posti: senza andare troppo lontano in una dimensione spazio-temporale, come dimenticare l’Udinese di Bierhoff e di Zaccheroni, il Chievo di Del Neri, il Palermo di Guidolin, o ancora la Sampdoria di Del Neri e l’Udinese di Pozzo. Tutte squadre arrivate in Europa dalla porta principale o quasi, miracoli calcistici che sono andati oltre le limitate disponibilità di budget rispetto ai top club.
Giulini allora può sperare di ripercorrere le gesta delle squadre sopra citate? Come evento isolato ed effimero, un posizionamento nella top five della Serie A non sarebbe poi così fantascientifico: gli esempi menzionati sono un esempio di come una serie di circostanze favorevoli possa condurre a fenomeni del genere. Per stabilirsi ad alti livelli in maniera costante e duratura, però, ci vuole qualcosa di più. Qualcosa costituito principalmente da due fattori: programmazione e lungimiranza, accompagnate – è chiaro – da maggiori introiti. Giulini probabilmente lo sa, dato che sin da subito si è adoperato per far sì che il Cagliari possa avere uno stadio nuovo come base dalla quale far partire il New Deal rossoblù. L’Atletico Madrid, pur rimanendo un fenomeno irripetibile, ha insegnato che con una base solida – innestata con pochi interventi mirati e senza il bisogno di svenarsi – si può anche arrivare ai vertici del calcio europeo. L’esempio è fuori dalla portata, ma può essere preso – con le dovute distanze – come spunto. E se è vero che “i sogni son desideri”…