Si tratta sempre di una questione di soldi, che avevano convinto Fabio Capello ad allenare della nazionale russa, due anni fa, e che ora potrebbero indurre l’ex allenatore e giocatore di Juventus, Milan e Roma lontano da Mosca.

Il motivo è semplice: il denaro promesso, moltissimo (8 milioni di euro l’anno, più di ogni altro Ct al mondo e circa il doppio di quanto guadagna l’inspiegabilmente secondo Roy Hogdson), non c’è più ed è da cinque mesi, ormai, che a Don Fabio non arrivano il cospicuo stipendio deciso con la Federazione russa per riscaldare il suo cuore friulano nei gelidi inverni di Russia.

Il disordine vero e proprio, però, è scoppiato soltanto ieri, quando Christian Panucci e Massimi Neri, i due collaboratori più stretti di Capello, non sono arrivati nel ritiro in Austria, dove la Russia si prepara alla partita contro i padroni di casa per le qualificazioni ai prossimi campionati europei, ultimo vero banco di prova per la formazione di Capello verso i mondiali del 2018, che la Russia giocherà da padrona di casa.

La spiegazione della Federazione è arrivata presto, ma pare non poter trovare una soluzione, perchè Sergei Stepashin, membro del comitato esecutivo della federcalcio russa, riconosce soltanto un problema: “Non ci sono i soldi per lo stipendio del commissario tecnico Fabio Capello.

Stepashin afferma inoltre che “il problema dello stipendio sarà risolto il 15 novembre“, senza dire come, per poi accusare “coloro che erano responsabili per la firma del contratto con Capello: per quanto ne so, il documento porta la firma di Nikolai Tolstykh (ex presidente della Federazione) e del ministro dello sport Vitaly Mutko“.

Pur non negando che la situazione è sgradevole, Stepashin ha lanciato una frecciatina verso Don Fabio: “La retribuzione dovrebbe dipendere dai risultati: questo è quello che si dice un uso efficiente del denaro“. Risultati che, nel caso della Russia guidata da Capello, non spiegano uno stipendio circa tre volte superiore, per esempio, di quello che ottiene il ct campione del mondo, Joachin Low. Nel calcio, è risaputo, è sempre una questione di soldi. Oppure di vittorie.