1. Era l’inizio di Marzo di quest’anno e Cesare Prandelli, commissario tecnico che preparava i mondiali brasiliani, convocò in nazionale Giorgio Chiellini, alle prese con dei problemi muscolari. C’era l’okay dal medico bianconero, ma non da Conte, spedito verso il terzo scudetto di fila con la Juventus. Seguirono polemiche e musi lunghi. Chiellini doveva rimanere alla Juve, secondo Conte, mentre dall’altra parte si diceva che la sua presenza sarebbe stata importante per cementare il gruppo azzurro. Oggi come la penserebbe?
2. “Non ho tempo da perdere”. Uno che non ha tempo da perdere non dovrebbe convocare Balotelli in un momento in cui la squadra sta costruendo il gruppo e un progetto importante. Balotelli, serve altro?
3. Antonio Conte non è nuovo ad alcuni sfoghi, alcuni furono memorabili e anche giustificati. Dal Siena e il carro, per arrivare al famoso “Agghiacciande”. A molti era anche piaciuto, o comunque appariva uno sfogo pienamente lecito. Oggi, dopo una vittoria, con una nazionale più che mai lontana dal popolo che a Genova gioca praticamente fuori casa uno sfogo del genere è difficilmente comprensibile. Molto difficilmente.
4. Le regole non sono cambiate in corsa. Era così anche quest’Estate quando Conte ha accettato di fare il Commissario Tecnico. Non c’è nulla di nuovo da giustificare uno sfogo del genere. Chi ha voluto la bicicletta?
5. Ci saranno degli stage. Gli stessi che portavano malumore in casa Juve quando era Conte il tecnico. La parabola di Conte è completa: passato da una parte all’altra della barricata ha cambiato anche idea. Pensa ai suoi interessi, come probabilmente farebbe con un’onestà intellettuale piuttosto carente la maggior parte dell’Italia calcistica. Che ora rispecchia fedelmente.