Mario Gomez

Doveva e poteva essere una festa per Mario Gomez. Unico motivo di interesse per i 2748 paganti/eroi nel gelo del Franchi (a cui dobbiamo aggiungere chi dei 10611 abbonati si è presentato allo stadio). Invece non è andata così. L’impegno del tedesco non è in discussione: i problemi però sono i soliti perché Gomez continua ad essere poco preciso sottoporta. Rispetto alle ultime prestazioni è un piccolo passo indietro perché nelle precedenti partite il tedesco si era creato diverse occasioni, poi fallite.

Invece in questo caso Gomez – poco aiutato dalla squadra, va detto – ha una sola grande occasione, al minuto 16: defilato sulla sinistra il suo tiro viene deviato dall’ottimo Gutor. Poi viene sostituito dopo la fine del primo tempo. Troppo poco per il campione che tutti hanno ammirato con la maglia del Bayern. E allora? È la prova di un acquisto sbagliato. Insistiamo: non è così. Gomez ha sempre segnato e non è certo aver cambiato il campionato che può avergli creato problemi. Così come non si tratta di un problema di personalità. C’è solo un piccolo brivido sulla schiena dei tifosi viola e di Della Valle: quel gioco spumeggiante che ha fatto rinascere per l’ennesima volta Rossi non si può applicare a Gomez. Perché Gomez non potrà mai essere Pepito. E allora? Questione di movimenti, di inserimenti. La sensazione è che sia il gioco viola a non esaltare Gomez, non Gomez fiacco di fronte ad una grande Fiorentina.