Avete presente quei film o quelle pubblicità dove ad un certo punto si ferma tutto? Il protagonista non sente più i rumori che lo circondano, è tutto ovattato e lui è concentrato solo una cosa in particolare? Beh più o meno è così che accadde ad Antonio Cassano. Quindici anni fa.
C’era il pubblico delle grandi occasioni, lo stadio era pieno ed era un posticipo serale. La partita era in parità e mancavano pochi minuti al termine. Era il 18 dicembre del 1999 e Bari e Inter erano sull’1-1. Mancavano pochi minuti alla fine, ero stanco, avevo 17 anni ed era la mia seconda presenza in serie A. La prima “a casa mia”, davanti al mio pubblico, nel mio stadio, il San Nicola.
A quel punto si spense tutto. Non ho più sentito il mio pubblico, i miei compagni, mister Fascetti. Nessuno, era tutto ovattato. Vidi però Perrotta calciare. “Pum” il rumore del suo lancio me lo ricordo benissimo, bello, lungo, in profondità, era un lancio che meritava di essere onorato, guardo i miei due difensori Blanc e Panucci. Inizio a correre verso il pallone che sta per scendere. Devo fare la giocata che può cambiarmi la vita, non devo fare nulla di incredibile, ho tutto per poterlo fare “semplice”. Sono Cassano e lo facevo sempre in allenamento, la dovevo stoppare bene, e in pochi metri mi sarei trovato davanti a Ferron.
Potevo stopparla in mille modi, mi venne di stopparla in corsa di tacco, mi venne uno stop incredibile, accarezzai il pallone e me lo portai avanti con la testa, la misi giù e in altri due tocchi ero in area di rigore. Continuavo a non sentire nulla, con la coda dell’occhio vidi arrivare Blanc e Panucci, decisi di rientrare e loro non lo capirono, li misi tutti e due fuori uso, c’era solo Ferron davanti a me, tirai sul primo palo, non la prese e la palla entrò in porta.
A quel punto riuscì a sentire tutto di nuovo. Sentì un boato assurdo, quel boato era per me. Decisi di andarmelo a prendere da vicino quel boato, saltai i cartelloni pubblicitari e andai sotto la Nord, non capivo più nulla, mi abbracciavano tutti, tutti dicevano “Cassano ma che hai fatto?“. Avevo fatto goal, il mio primo goal in serie A alla seconda presenza. E che goal.
Quel giorno cambiò la mia vita. Forse troppo velocemente, avevo ancora 17 anni, però di certo quel goal mi ha reso un calciatore. Con quel goal ho realizzato il sogno di milioni di bambini. Quel giorno diventai grande. Senza quel goal non so che fine avrei potuto fare. Ora sono un giocatore affermato, sono Antonio Cassano detto Fantantonio magari avrei potuto dare molto di più, ma mi accontento. Ho giocato nella Roma, nel Real Madrid, nella Sampdoria, nel Milan, nell’Inter e nel Parma. Ho giocato in nazionale, ho una famiglia e sono felice. Tutto grazie a quel giorno.
Era il 18 dicembre del 1999…quindici anni fa. Il giorno in cui cambiò per sempre la vita di Antonio Cassano.