Cantiere aperto, lavori in corso, work in progress. Cartelli che alla 17° giornata restano ancora interamente affibbiati alla squadra rossonera. Indelebili cicatrici, ormai già da qualche anno a questa parte, che i tifosi vorrebbero scomparissero all’istante. Eppure le ultime uscite pre-natalizie avevano promesso bene. La convincente vittoria casalinga contro il Napoli, il pareggio dell’Olimpico, nonché la sorprendente vittoria in tournée contro il Real Madrid avevano lasciato intravedere un inizio di 2015 diverso. E invece ieri, nella più classica delle prove del nove, il Milan a San Siro è stato affossato da un audace Sassuolo. Il tecnico dei neroverdi Di Francesco ha saputo così prendersi un’altra rivincita nei confronti del Diavolo, dopo il 4 a 3 dello scorso anno al Mapei Stadium, vendicando ancora una volta quel 4 a 3 in rimonta che invece gli costò la panchina nel 2011 ai tempi del Lecce nella sua prima esperienza in Serie A.
I rossoneri senza dubbio cercavano conferme e punti importanti per l’Europa, ma così non è stato. Una prestazione scialba e deludente davanti al proprio pubblico e davanti agli occhi del neo acquisto Cerci, subentrato nella ripresa giusto in tempo per ammirare più da vicino lo splendido gol vittoria di Zaza. Solito centrocampo impietoso e solita difesa colabrodo ma in compenso continuano ad arrivare ali. A giugno ci sarà anche il 21enne spagnolo Suso ad ampliare il già ampio parco di esterni.
Esattamente un anno fa l’allenatore del Milan era il traballante Massimiliano Allegri. Il 13 gennaio 2014 dopo la già citata sconfitta a Sassuolo veniva ufficialmente sollevato dall’incarico a seguito dei 22 punti totalizzati in 19 partite, che costavano ai rossoneri un cocente -30 dai rivali della Juventus, un altrettanto pesante -20 dalla zona Champions e un preoccupante -6 dalla zona retrocessione. Lo sostituì Clarence Seedorf abile nel chiudere la sua breve parentesi da allenatore rossonero con un discreto 50% di partite vinte rispetto a quelle disputate. Non era abbastanza per il Milan, forse però non lo era per la storia del club ma non per la condizione attuale della rosa. Tuttavia nuova stagione uguale nuovo tecnico. Pippo Inzaghi si siede sulla scottante panchina vacante e inizia con entusiasmo e professionalità il suo personalissimo progetto tecnico. Ma oggi 7 gennaio 2015 siamo in grado di affermare con certezza la presenza di evidenti passi in avanti in casa Milan rispetto allo scorso anno? Lasciamo parlare i numeri. 25 punti in 17 gare, 3 in più di Allegri con 2 partite ancora da giocare. La rosa? Ha perso sicuramente il suo bomber, Balotelli, ma probabilmente si è leggermente rinforzata, grazie soprattutto alla piacevole, sorpresa o conferma che sia, Jack Bonaventura.
Bastano dunque questi soli 3 punti addizionali a fare in modo che l’attuale allenatore del Milan non sia in bilico? La classifica non presenta cambiamenti così importanti e nemmeno la squadra. Il gioco? Difficile dirlo, certo è che Allegri veniva da 3 anni fruttuosi, con uno scudetto vinto, uno sfumato, e un terzo posto miracoloso, il ciclo Inzaghi invece è appena iniziato. Ogni allenatore ha la propria idea di calcio, i propri pupilli, il proprio modulo e un qualunque altro tecnico difficilmente riuscirebbe a fare meglio di Super Pippo e la ragione è semplice. La rosa manifesta delle evidenti lacune in difesa e a metà campo, eppure questi sono gli unici reparti sui quali puntualmente non si interviene durante il calciomercato. Potranno arrivare anche i migliori esterni sulla piazza, anche se ne dubitiamo fortemente, ma questi non riusciranno a risolvere i problemi legati al possesso e alla gestione del pallone, alla dinamicità, intensità e ai limiti tecnici del centrocampo e alla concentrazione e all’efficacia in marcatura.