Secondo le indiscrezioni l’accordo è ormai a un passo: Giovinco cambia continente, se ne va in Canada. A Toronto, per giocare la MLS. Un campionato in espansione quanto volete, una lega ambiziosa senza dubbio: ma, di fatto, ancora la periferia del calcio che conta. Quella che per molti è una scelta di fine carriera, per Giovinco è uno step decisivo in una fase in cui ancora avrebbe potuto (e dovuto?) dare qualcosa al calcio italiano: di certo non alla Juve, una storia conclusa da tempo. Giovinco non è mai entrato nel cuore dei tifosi bianconeri, per le prestazioni sempre al di sotto delle aspettative (tranne in rari casi) che lo Stadium non gli ha mai perdonato: emblematico quel pomeriggio in cui Conte si infuriò col pubblico, cingendo Giovinco quasi a difenderlo dai fischi e dagli improperi che piovevano dagli spalti. E lui non ha mai fatto mistero del fastidio che provava, a volte anche con gesti espliciti dopo le (rare) esultanze. Ma anche con la società non è stato un idillio: per la poca riconoscenza verso il club che lo ha lanciato nel calcio che conta, lo ha fatto crescere, lo ha richiamato alla base per ben due volte. Una riconoscenza che avrebbe potuto dimostrare accettando una cessione in questa finestra di mercato, anziché arrivare a scadenza di contratto. Un’opportunità per la Juve e per lui, visto che di offerte da squadre competitive ce n’erano eccome, Fiorentina in primis. Ma probabilmente non era questo che interessava a Giovinco: nell’anno che porta agli Europei ha scelto il fascino dell’ignoto e soprattutto del denaro, anziché provare a rimettersi in discussione e cercare di convincere Conte, che ha un debole per lui, a portarlo in Francia. Per carità, potrà provarci anche dal Canada, ma non sarà la stessa cosa.
L’Italia perde così un talento, discontinuo e non da grande squadra, ma pur sempre un talento. E lui perde il calcio che conta: non con l’illusione di andarlo a trovare altrove, come Cerci, ma con la consapevolezza di una scelta che lo rende più ricco nel portafoglio e non negli stimoli. Chissà se pentendosi un giorno tornerà: squadre medio-piccole saranno lì ad attendere la sua voglia di riscatto. Ma questa è un’altra storia: in questa Giovinco se ne va e non c’è nemmeno tanto da stupirsi. Come quelle storie d’amore che finiscono senza troppi rimpianti, perché forse in fondo non sono mai neanche cominciate.