Le parole di Lilian Thuram di ieri creano come un magone nel tifoso juventino medio. O in quello d’alto livello culturale, ma il concetto non muta.
Lilian Thuram sarebbe potuto essere uno di quei calciatori che rimangono nel cuore dei tifosi, ma non è stato. Per scelta. “La Juventus? Chi? Che cos’è?” resta impressa come un marchio a fuoco nella mente dei tifosi juventini. Furono le parole con cui il difensore, in ritiro con la Francia al Mondiale del 2006, si congedò di fatto dalla squadra bianconera dopo 5 anni.
L’esempio lampante di come nel calcio non ci sia riconoscenza. Quel valore, intrinseco in alcuni calciatori (e uomini, soprattutto), che avrebbe garantito a Thuram il pudore di evitare di sputare nel piatto nel quale ha mangiato per diversi anni. E se ieri ha detto che a Parma è diventato calciatore, è anche vero che a Torino ha assaggiato il grande calcio. E che con la Juventus è cresciuto tanto.
Prima di dire addio, con quella battuta infelice. Tracciando per sempre una linea nella mente del tifoso juventino tra un buon calciatore del passato ed un idolo di sempre. Perché Thuram sarebbe potuto essere un idolo. Le caratteristiche le aveva tutte: in campo ha dato il massimo, non ha mai tirato la gamba indietro. Ed era un signor terzino. Fuori dal campo è un ragazzo intelligente, spigliato, con la battuta pronta. Ed è uno che dice sempre quello che pensa. Peccato.