Dilettanti allo sbaraglio? Non proprio. Dopo le sorprendenti eliminazioni della scorsa settimana nei sedicesimi di finale di F.A. Cup di Chelsea e Manchester City rispettivamente ad opera di Bradford City (Football League One) e Middlesbrough (Championship), anche in Francia ci sono state diverse sorprese. L’US Concarneau e l’AS Yzeure, entrambe militanti nella CFA (la nostra Serie D) si sono imposte di misura su Dijon ed Auxerre, squadre di Ligue 2. Ma un’altra squadra è riuscita a fare ancora meglio, eliminando una compagine di Ligue 1, il Bastia, e rubando la scena alle altre due matricole, si tratta del Quevilly. In Italia difficilmente potremmo raccontare storie del genere data la formula piuttosto fallimentare della nostra Coppa Nazionale che prevede un’ampia selezione tra le squadre di Lega Pro e Serie D, fa entrare in gioco poi le 8 teste di serie di A solamente negli ottavi di finale e sfavorisce senza dubbio le cosiddette piccole concedendo il fattore campo alla squadra con il numero di tabellone migliore.
L’Union Sportive quevillaise, ripetiamo, compagine di CFA, sigla che sta per Championnat de France amateur, il che vuol dire calciatori dilettanti e non professionisti, è una società calcistica fondata nel 1902 con sede a Le Petit-Quevilly, comune piuttosto rurale di 22.000 abitanti situato nella regione dell’Alta Normandia. È sempre stata nelle basse leghe del calcio francese alternandosi tra CFA 2, CFA e National (la nostra Lega Pro, 2 sole stagioni) ma è spesso riuscita a balzare agli onori della cronaca grazie a delle vere e proprie imprese nella Coupe de France. Si dice spesso che tre indizi fanno una prova, qui ne abbiamo anche di più quindi state certi che non si tratta una semplice combinazione di coincidenze.
Nel 1927 infatti, dopo un cammino sensazionale, il Quevilly riuscì a raggiungere la sua prima storica finale di Coupe de France nella quale però fu costretta ad arrendersi, dopo un secco 3 a 0, all’Olympique de Marseille, detentrice del titolo. Nonostante la sconfitta, alquanto pronosticabile, una grande festa organizzata al Casino du Rouen accolse al ritorno a casa i giocatori. Nel 1930 poi ci fu l’avvento del professionismo e mentre gli scomodi vicini, nonché acerrimi rivali, del Le Havre e del FC Rouen effettuarono il passaggio al livello professionistico, i modesti canarini (per via dei colori sociali: giallo e nero) decisero di rimanere al livello amatoriale e così negli anni 1934, 1935, 1937 e 1938 poterono aggiudicarsi, approfittando proprio delle assenze dei due ingombranti vicini, il primo titolo ufficiale della loro storia, quello di Champions de Normandie. Il dopoguerra invece rappresentò forse il momento migliore della storia del club. Con la creazione del CFA infatti il Quevilly venne inglobato nel gruppo Nord e per diverse stagioni riuscì a vincerlo, vedendo però poi sfumare la promozione in seconda divisione nei conseguenti spareggi. L’apice però venne toccato sicuramente nel 1968 quando, dopo aver eliminato i campioni in carica del Lione, raggiunse la semifinale di Coupe de France contro il Bordeaux, dove i Girondini tuttavia riuscirono ad avere la meglio ma solamente nei tempi supplementari.
A questo importante traguardo seguì poi un periodo prolungato di grave crisi finanziaria, culminato con il fallimento del 1978. Rifondato l’anno successivo, il club riuscì a tornare in CFA solamente nella stagione 2002-2003. Ecco finalmente il riaprirsi di nuovi orizzonti e il riaffiorare della voglia, mai persa, di portare in alto il nome di un piccolo paese di provincia. Nel 2005 infatti il Quevilly bussa nuovamente alla porta del calcio che conta riuscendo ad arrivare fino agli ottavi di finale di Coppa Nazionale dopo aver eliminato i rivali del Rouen e del Le Havre, mentre nel 2010 arriva fino in semifinale dove però deve inchinarsi a un Paris Saint-Germain vittorioso di misura. La stagione seguente poi torna a vincere il proprio gruppo di CFA guadagnandosi un posto nel Championnat National (terza serie), ma è nel 2012 che il club scrive un’altra splendida pagina di storia, ovviamente in Coupe de France, sempre più vista come habitat naturale e non inconsueto. Elimina infatti dapprima ai quarti il Marsiglia, in una vera e propria rivincita della finale del 1927, imponendosi per 3 a 2 ai tempi supplementari, e successivamente sconfigge in rimonta il Rennes guadagnandosi la seconda finale della sua storia. La piccola cittadina si mette in moto, pronta ad occupare Parigi e la Tour Eiffel con la speranza di sfilare da vincenti lungo gli Champs-Élysées. Davanti ad un Parc des Princes gremito però, l’Olympique Lione, in uno dei più celebri Davide contro Golia, riesce ad aggiudicarsi la sesta coppa della sua storia con un gol al 28′ del bomber Lisandro Lopez.
In questi ultimi anni i canarini sono retrocessi nuovamente in CFA ma in questa stagione c’è già chi sogna un’altra marcia trionfante in Coppa. Dopo aver eliminato ai 32esimi di finale, grazie ai tiri dal dischetto, l’US Orléans (Ligue 2), il Quevilly ha di nuovo fatto parlare di sé per aver battuto nel turno successivo il Bastia (Ligue 1), sempre ai rigori, dopo aver pareggiato al 114′ con un gol di Sarr il vantaggio precedente dei Còrsi. A fine gara l’immancabile selfie di squadra alla Totti, della serie “anche noi esistiamo se permettete“. Nel prossimo turno, gli ottavi di finale, sorteggiato qualche giorno fa e che si disputerà fra due settimane, i Normanni affronteranno un avversario meno ostico dei precedenti, il Boulogne (National) e vedremo chi la spunterà. Finora hanno sempre avuto la meglio i Golia, in incontri combattuti si ma dal risultato purtroppo annunciato. Tutti sognano il giorno in cui a trionfare sarà Davide, e per la legge dei grandi numeri alla fine si verificherà. Il Quevilly quest’anno ci proverà per la terza volta, in nome del calcio che NON conta nonostante rappresenti la base di questo sport magnifico, in nome delle sue 20.000 anime, che per vederlo sono costretti o a spostarsi a Rouen dove c’è un campo omologato e regolamentare o a raccogliersi nei pochi pub del paese, al calduccio, con una ricca galette in una mano (simile alla nostra piadina) e una buona birra nell’altra, e in nome dei suoi giocatori, dilettanti dal cuore immenso, i quali dopo magari una lunga giornata lavorativa si recano agli allenamenti compiendo altri sacrifici, trascurando famiglie, amici e fidanzate ed impiegando il loro tempo nel rincorrere non un semplice pallone ma un sogno inseguito sin da bambini, magari irraggiungibile, ma non del tutto, visto che potrebbe un giorno portarli ad affrontare propri quei giocatori protagonisti delle chiacchiere da bar della sera prima.