Scafisti, barconi, traversate, mare grosso, paura, dolore, sbarco, burocrazia e speranze, proprio quelle che ti fanno propendere per la fuga dalla patria in cerca di una sistemazione migliore, le stesse inoltre che ti spingono a ritenere meno doloroso affrontare tutti questi pericoli rispetto a quelli legati ad altri problemi, economici, politici o culturali che siano. Storie spesso tragiche a cui ormai siamo purtroppo abituati, ma provarle sulla propria pelle è tutta un’altra cosa. Ne è ben a conoscenza Godfred Donsah, l’ultimo gioiello del Cagliari. Anche suo padre infatti, Twaku Tachi, nel 2007 intraprese la lunga traversata dalle coste libiche in cerca di fortuna, con un piccolo zaino sulle spalle ma dal peso enorme, in Ghana ad aspettarlo c’era la sua famiglia: l’undicenne Godfred e le altre tre figlie da sfamare. I primi anni risultano molto difficili: viene sfruttato nei campi di pomodori di Campania e Puglia. I soldi ci sono ma le condizioni lavorative e la fatica sono disumane. Twaku allora decide di intraprendere un nuovo viaggio verso il nord, in cerca questa volta di una sistemazione stabile.
Giunge in Lombardia nel 2011 e dopo alcuni lavori in fabbrica trova finalmente un posto da magazziniere a Como. Nel frattempo però torna in Africa e decide di portare con sé per questa ennesima avventura anche il figlio 15enne, nel tentativo di offrirgli qualcosa di più di un semplice pallone e dei campi polverosi del Dc United Agogo. Tuttavia il primo provino al Como non è positivo e per Godfred si profila il rischio di un brusco ritorno ad Accra (Ghana). Si torna dunque in Sicilia ma il padre tenta l’ultima chance, un provino al Palermo. Il ragazzo piace ed incanta il ds rosanero Sean Sogliano che si adopera immediatamente per introdurlo nelle giovanili e sistemare anche il padre. A fine stagione però, nonostante l’intercessione di Sogliano, padre e figlio vengono rispediti in patria a causa del negato permesso di soggiorno. Sembra finita, ma il destino regala a Donsah una seconda possibilità.
Sean Sogliano, ormai legato da un profondo verso il ghanese, nel 2013 si trasferisce all’Hellas Verona e cerca in tutti i modi di riportarlo in Italia. Alla fine ci riesce e Godfred nella Primavera scaligera colleziona 21 presenze e 4 gol, numeri importanti che gli hanno poi permesso, lo scorso 19 aprile, di esordire in Serie A non ancora 18enne. Minuto 69, l’Hellas conduce la gara per 1 a 0 a Bergamo, esce Massimo Donati ed entra per i più uno sconosciuto, piccolo si ma dalle spalle già molto larghe. In estate poi arriva la grande occasione, Zdenek Zeman e il ds Marroccu non hanno dubbi, il ragazzo ha un grande potenziale e si assicurano così Donsah per circa 2 milioni di euro battendo la concorrenza di club importanti, anche esteri. La fatica e il sacrificio richiesti negli allenamenti dal boemo non sono nulla se paragonati ai tanti travagli subiti, perché ora Godfred è al sicuro, ha la sua rivincita e con i suoi 150.000 euro a stagione può tranquillamente mantenere da solo la propria famiglia.
Dopo l’esordio in Coppa Italia ad agosto, Zeman decide di impiegarlo con cautela per non bruciarlo, eppure subito si accorge che Donsah è già pronto per il calcio che conta. La prima apparizione con i sardi arriva ad ottobre contro la Samp quando il ghanese impressiona tutti per la tranquillità e le doti tecniche e tattiche dimostrate. Con il nuovo tecnico Zola poi arriva la consacrazione, l’11 gennaio in casa col Cesena arriva lo splendido primo gol in Serie A dove mette in mostra tutte le sue principali caratteristiche: velocità, perfetti tempi di inserimento, buona tecnica e ottime doti balistiche. Ieri è arrivata la seconda rete, un potente e preciso tiro da lontano che non è valso i tre punti ma un prezioso pareggio a Torino. Ormai non è più una sorpresa e da qui in avanti Donsah sarà sicuramente uno dei tasselli a cui il Cagliari si aggrapperà per raggiungere questa salvezza. Il futuro? Chissà, prestazioni del genere potrebbero presto portarlo in Europa, quell’Europa che in estate lo aveva cercato ma non voluto fino in fondo (Manchester City, Borussia e Bayern). Lui però continua a lavorare a testa bassa, con la maturità di chi non sa cosa accadrà in futuro ma conosce fin troppo bene il proprio passato.