Lo sport unisce, il rugby forse più di tutti, e il bello di una società sportiva non professionistica è che i membri che ne fanno parte sono stretti da vincoli puramente passionali e, proprio come una vera squadra, combattono spalla a spalla in campo, per il possesso del pallone, e fuori dal campo, nelle opere di ristrutturazione dell’impianto e di diffusione dello spirito civico.
Abbiamo intervista Fausto Coppola, presidente dei Crociati FC.
Presidente Coppola, cominciamo dal principio: come ogni storia d’amore, anche quella tra i Crociati e il rugby presumo che abbia conosciuto la scintilla che ha acceso la passione. Questa storia d’amore si poteva fermare ad un primo livello, ossia di pura ammirazione e interesse in tv, ma ha deciso di andare oltre e di sbocciare nella creazione di una società sportiva. Le chiedo quindi, come mai avete deciso di fondare una squadra?
Innanzitutto dammi del “tu” (ride). Dunque, a Catanzaro esiste già una squadra di rugby a 15, ma avevamo idee diverse e non riuscivamo ad ottenere risultatati con loro, e non mi riferisco a quelli sul campo, intendo fondare un ente giovanile, fondare un ente scuola, fondare un punto di ritrovo, una club house per le feste, insomma tutti progetti che non avevamo la prospettiva di raggiungere per vari motivi e che invece adesso, da quattro mesi a questa parte, riusciamo a far vivere anche alla città. Abbiamo inaugurato l’impianto il 27 dicembre, era una struttura abbandonata che stiamo rimettendo a nuovo.
A proposito di questa struttura abbandonata..
E’ collocato su una zona sulla piana di Germaneto verso il mare. Alle porte di una cittadina periferica di Catanzaro, chiamata San Floro, c’è un impianto bellissimo abbandonato, purtroppo anche un po’ vandalizzato, che il comune di San Floro ha deciso di metterci a disposizione in tutto e per tutto. Chiaramente ci sono ancora molti lavori da fare: curare il manto erboso e lo spogliatoio, l’ingresso va ripulito, la costruzione delle tribune, eccetera. Il 27 dicembre l’impianto è stato inaugurato, disputando nell’occasione la semifinale di Coppa Italia di rugby league (rugby a 13, ndr). E’ stato un grande evento, c’erano 200-300 persone sugli spalti, televisione compresa. E’ una grande vittoria, non solo nostra ma del rugby tutto. Noi ci stiamo impegnando con tutte le nostre forze per riportare a nuova luce la struttura su cui poter fare poi tutte le attività, che sono anche di socializzazione, come feste, rinfreschi, la visione di una partita in tv, e molto altro. E’ un modo per stare insieme e guardare lo sport che amiamo.
Come mai il rugby a 13?
Noi giochiamo sia 13 che a 15. Abbiamo iniziato con il rugby a 13 perché lo ritengo propedeutico per i giocatori, soprattutto per chi magari si è avvicinato da poco a questo sport ed è alle prime esperienze. Iniziando dal rugby league infatti chi è nuovo inizia a fare i cosiddetti “autoscontri”, che li reputo una cosa molto importante per superare la paura iniziale del contatto e imparare ad avanzare sul campo.
Qual è l’obbiettivo primario che vi siete posti? Un traguardo sportivo, educativo o cos’altro?
Entrambi, intanto perché ritengo il rugby un qualcosa che non può mancare oggi nelle città. Serve ai ragazzi per distoglierli da una serie di situazioni e di vicissitudini spiacevoli, serve anche per fargli alzare dal divano, riempire il borsone, andare al campo a socializzare e a stare insieme. In tutto ciò noi abbiamo anche avviato un progetto con il carcere minorile di Catanzaro che ci vedrà impegnati con 40 ragazzi dai 13 ai 25 anni, per dargli la possibilità di concentrare le loro energie su un obbiettivo più sano invece che su altro.
Insomma il rugby come riscatto sociale.
Esatto.
Come hanno accolto questa novità gli abitanti di Catanzaro?
Con interesse a dir la verità e in maniera più che positiva. Già durante il periodo della preparazione atletica tra la pineta di Giovino e il lungo mare di Catanzaro Lido, abbiamo visto che molte persone si mostravano curiose, anche se oramai la gente non si stupisce più nel vedere un pallone ovale.
Il rugby negli ultimi anni è passato da sport marginale a sport emergente, il che significa un maggior numero appassionati, quindi di iscrizioni in molte società rugbistiche, soprattutto a livello giovanile. E’ successa la stessa cosa anche nella vostra società?
Più che nella nostra società, nella nostra città. Esiste infatti un’altra società chiamata Catanzaro Rugby Union che si occupa solo di settore giovanile. Quando hanno iniziato avevano 4 o 5 ragazzini, oggi ne hanno circa 40. E’ chiaro che sia il Torneo 6 Nazioni sia il mondiale che si è appena svolto hanno influito tantissimo sul numero delle iscrizioni. Però c’è da dire che non è un qualcosa che vedi oggi e poi non rivedi più fino alla prossima edizione di un torneo internazionale. E’ una passione che si sta radicando sempre più, anche sul nostro territorio. La gente va al mare e porta il pallone ovale. Le magliette non sono più soltanto quelle dei calciatori ma vedi anche quelle con la felce argento (maglia degli All Blacks, ndr).
In Italia sport come il calcio soprattutto, ma anche il basket e la pallavolo la fanno da padroni dal punto di vista dell’attrattiva per i bambini, a scapito di realtà minori, tra cui anche il rugby. Quali iniziative sono state intraprese dalla vostra società per suscitare l’interesse dei ragazzi e competere con questi sport che hanno oramai una lunga e consolidata tradizione nella nostra penisola?
Soprattutto entrare nelle scuole durante l’ora di educazione fisica per far conoscere il nostro sport. Con la collaborazione dell’ente scuola scendiamo una volta a settimana in campo per far vedere ai ragazzi il divertimento che il rugby suscita nel praticarlo e insieme alla federazione e ai dirigenti federali preposti all’incarico dello sviluppo del settore giovanile per l’ente scuola ci rechiamo tutti insieme a maggio, nel periodo di chiusura dell’anno scolastico, ad una giornata di festa, il tutto pagato dalla FIR. E’ un meraviglioso evento, a cui partecipiamo ormai dai qualche anno, che resta scolpito nella mente del giovane ragazzo. Entrare nelle scuole è, secondo me, l’obbiettivo principale che ogni società deve avere per crescere nel settore giovanile.
Penso che il rugby, per sua natura, sia uno sport che stimola non solo i giocatori, ma tutte quante le persone che fanno parte della stessa causa comune, allo spirito di sacrificio, di “sostegno” appunto, e quindi a collaborare per ottenere risultati dentro e fuori dal campo. Lei, anzi tu, riscontri questo spirito nei membri che fanno parte della società?
Sisi in tutti, anche nei genitori dei ragazzi. La loro collaborazione nell’andare ad accompagnare e a prendere il ragazzo la domenica alle manifestazioni quando io o i miei collaboratori non ci possiamo muovere è preziosa, e non si sono mai tirati indietro. Anzi far disputare ai propri figli la partita, fargli vivere la passione è un obbiettivo prioritario anche per loro. Lo spirito di sacrificio unisce e rende solidali, anche fuori dal campo. Addirittura alle volte si mettono a giocare a touch rugby su un pezzetto di campo!
Essere a capo di una società non è un compito affatto facile, quali sono i problemi principali che riscontri nella gestione?
Gran bella domanda (ride)! Innanzitutto una difficoltà meramente economica che può riguardare il pagamento della bolletta della luce, il mettere a posto una parte dello spogliatoio che si è rotta, se servono nuove attrezzature, se occorre ridipingere i pali della porta o aggiustare la macchina di mischia, e quant’altro. Il mio è come se fosse un lavoro, ma un lavoro poi non è perché tu porti avanti una passione, non una professione. Ti impegna però 7 giorni su 7, anche nel dover contattare telefonicamente o di persona gli sponsor, nell’invio dei tesseramenti via email, e molto altro ancora. E’ una settimana infuocata per tutti, non solo per me: si incomincia il lunedì per preparare la domenica, e magari si arriva alla domenica che bisogna fare ancora gran parte delle cose.
Dove possono arrivare i Crociati?
Noi procediamo passo per passo: il primo step è figurare bene alla Coppa Italia di rugby league. La prima partita è stata vinta bene, ora andiamo a Reggio Calabria per la finale regionale e poi andremo a Roma per le finali nazionali a metà Febbraio (e con la scusa ci vediamo anche Italia-Inghilterra che male non ci fa). Soprattutto cosa importantissima è crescere numericamente, riuscire a creare una categoria giovanile under 14 con la collaborazione dell’ente scuola, l’Istituto Comprensivo Casalinuovo, che ci ha dato la possibilità di lavorare dentro le loro strutture, riuscire a rendere l’impianto funzionante e autosufficiente, ma soprattutto riuscire a inserire i ragazzi del carcere minorile nel nostro gruppo e farli sentire parte dei Crociati. Tra tutti gli obbiettivi, questo è, a mio modo di vedere, quello un pelino più importante di tutti.
Infine, un’ultima domanda: qual è secondo te la soddisfazione più grande per un presidente di una società sportiva, specie di una atipica come la vostra?
Finora aver visto i ragazzi, giocatori e non, partecipare così attivamente alle opere di ripristino dell’impianto per poter giocare il 27 dicembre è stata veramente una grande soddisfazione. Si sono dati da fare anche ai turni: la mattina veniva chi non andava a scuola, il pomeriggio chi lavorava la mattina, qualcuno faceva anche un turno serale. Sono venuti a falciare l’erba e a togliere i rovi, senza che glielo dovessi chiedere due volte. In secondo luogo una cosa che mi rende molto orgoglioso, e che i ragazzi hanno capito, è vederli impegnarsi durante l’allenamento, dando il 100 %, senza che nessuno fiati e senza far mai volare una parola sbagliata. Infine un’ultima soddisfazione è stata quella di poter giocare il 27 dicembre nell’impianto da noi curato, dopo mesi e mesi di sudore e sacrifico. Ma potrei continuare: il fatto di vederli così attivi e così appassionati, il fatto che giochino bene e mi facciano divertire tantissimo in campo, nonostante la squadra sia stata fondata appena 4 mesi fa.
Benissimo Fausto direi che ci siamo, spero proprio di riuscire a venire a Febbraio a Roma, in occasione della partita Italia-Inghilterra, in modo da poterci incontrare di persona. Fino ad allora in bocca al lupo per tutti i vostri obbiettivi all’orizzonte, dentro e fuori dal campo. Vuoi concludere tu aggiungendo un ultimo pensiero?
Crepi, grazie! Concludo dicendo solamente che il nostro è un bel mondo, il rugby magicamente ci dona amicizie che saranno cementate da esperienze cariche di emozioni… Ci arricchiscono, ci prendono per mano, meglio se da piccoli, insegnandoci a superare le difficoltà della vita senza timore alcuno, con il sostegno (voce del verbo rugby) che ci insegna il campo e ci accompagnerà per tutta la vita. Un abbraccio.
Servizio fotografico: Anna Chiariano