Riccardo Riccò di nuovo al centro della cronaca. Si, proprio lui, il ciclista romagnolo in forte ascesa a metà del decennio scorso, quando riuscì a piazzarsi secondo al Giro d’Italia, prima di essere allontanato dalle corse (e tuttora squalificato) per più di un’implicazione legata al doping. Stavolta ha ricevuto una nuova condanna che nulla ha a che vedere con lo sport: si parla di tentata truffa.
L’ormai trentatreenne ex ciclista di Formigine è stato condannato dal tribunale di Modena in primo grado a cinque mesi (il pubblico ministero ne aveva chiesti sei), a cento euro di multa e al pagamento di cinquemila euro alla compagnia assicurativa Axa. Quale la colpa? Tentata frode proprio nei confronti della sua assicurazione.
Nel 2012, infatti, sarebbe stato coinvolto in un incidente stradale ad Albareto, nel Modenese: il diretto interessato dichiarò che fu urtato da un’automobile Fiat e di aver ricevuto danni del valore di diecimila euro sulla bicicletta su cui stava pedalando (il 2012 fu la sua ultima stagione a livello agonistico).
Ma l’accusa contestò in primis il valore del mezzo, che non ammonterebbe affatto a diecimila euro, ma a molto meno; in secundis la dinamica dell’incidente, che non sarebbe avvenuto in seguito allo scontro con la vettura, bensì dopo uno sbando autonomo che lo fece cadere all’interno di un’aiuola. Due giorni dopo l’accaduto, Riccò scattò un selfie da un letto d’ospedale di Baggiovara, dove mostrava le ferite riportate. Nella didascalia che corredava l’immagine e il tweet aveva scritto: “Ho perso i sensi per una ventina di minuti”.
Ma l’Axa replicò con immediatezza alle accuse e ora il giudice ha stabilito in primo grado che le tesi di Riccò non reggono e pertanto è da ritenersi provvisoriamente colpevole, in attesa di un secondo grado di giudizio. La pena nei suoi confronti è al momento sospesa.