Debita e solita premessa: il caldo ci ha penalizzati parecchio. Ma non è un alibi, anzi. Prandelli ha sbagliato la preparazione della partita laddove l’aveva vinta con l’Inghilterra. Perché, soprattutto in questi tornei, il noto proverbio “squadra che vince non si cambia” è una gran cazzata. Prandelli aveva vinto la partita con gli inglesi grazie ad una sua astuta scelta. Perché ha studiato la loro qualità, ne ha prese le contromisure nei primi venti minuti e ha schierato una squadra elastica nelle ripartenze e rapida in palleggio. E quel Balotelli, sostenuto dalle corse di Marchisio da un lato e del duo Candreva-Darmian dall’altro, ha retto. E ha retto bene.
Oggi l’ha persa per voler riconfermare quanto fatto dal punto di vista tattico. Niente di più sbagliato. Preparare la squadra in base agli avversari, soprattutto con caratteristiche così diverse, non è segnale di debolezza. Anzi, a guardare la rosa azzurra, doveva essere il nostro punto di forza. La Costa Rica di Pinto, che ha imbrigliato perfettamente un’Italia che si è complicata le cose da sola, agiva con cinque difensori e una cerniera lunga quattro centrocampisti. Perché allora riconfermare in toto un sistema tattico utile per le ripartenze e assolutamente inadatto per chi deve fare la partita? E perché, dovendo impostare, ci siamo privati di un palleggiatore che poteva essere Verratti – spalla indiscutibile di Pirlo per far sì che lo stesso non vada in riserva nella ripresa – o Aquilani e preferire un Thiago Motta inutile alla causa in una partita del genere?
Tutti interrogativi pesanti che hanno fatto da contorno ad una sconfitta bruciante, più che per il risultato per un senso gigantesco di inadeguatezza nei confronti di una nazionale dinamica ma non eccelsa tecnicamente. Amiamo complicarci le cose. E anche questa volta ci siamo riusciti. Adesso Prandelli faccia quadrato, nulla è perso. Basta un pareggio per conquistare, con tutta probabilità, un ottavo intrigante con la Colombia.