In foto, Carlo Tavecchio, 70 anni

Il primo che sillaba questa frase “L’Italia è un Paese per giovani” avrà come risposta, dal sottoscritto, un assordante silenzio. Non sto parlando della disoccupazione giovanile, purtroppo sempre più in aumento, nemmeno di Peppa Pig, il personaggio più amato dai bambini, bensì della Federazione Italiana Giuoco Calcio. La Figc, infatti, dallo scorso martedì è senza presidente, causa dimissioni di Giancarlo Abete dopo il flop del Mondiale brasiliano. Con lui, come tutti ben sapranno, anche Cesare Prandelli ha abbandonato la nazionale azzurra, nonostante un corposo rinnovo siglato solamente un mese fa. Dunque, il torneo iridato, che doveva rappresentare il riscatto del calcio italiano dopo la debacle in Sudafrica, si è trasformato in un assist d’oro per cambiare finalmente il nostro mondo pallonaro. Una ghiotta occasione per tutti, in primis per tutti i giovani professionisti del settore che avranno pensato positivo per ridare entusiasmo a un calcio malato come quello tricolore. Però, chi si aspettava un cambio generazionale ai vertici della Federcalcio, è rimasto deluso.

Avete presente quando vi recate a comprare un nuovo cellulare e al negozio presentano solo Motorola 8700? Ecco, la sensazione non sarà simile, ma rende l’idea. Carlo Tavecchio (vi giuro che il cognome è proprio vero) molto probabilmente sarà il nuovo numero uno della Figc, in barba alla rivoluzione auspicata persino da Vittorio Sgarbi. Ironia a parte, l’attuale presidente della Lega Nazionale Dilettanti è in pole position per comandare il nostro calcio dal prossimo 11 agosto, quando ci sarà in programma la tanto attesa Assemblea elettiva che dovrà nominare senza nessuna esitazione il nuovo presidente della Figc. Nato nel lontano 1943, Tavecchio avrà anche la responsabilità di decidere il nuovo Commissario tecnico della nazionale azzurra, rimasta orfana di Cesare Prandelli. Secondo indiscrezioni, il navigato dirigente sportivo preferirebbe puntare su Francesco Guidolin, fino allo scorso anno sulla panchina dell’Udinese.

Il trainer 58enne, secondo molti addetti ai lavori, pur essendo persona preparatissima, non sarebbe l’uomo giusto per guidare Buffon e compagni. Sa lavorare con i giovani, ma bisogna dire che il club friulano sotto questo punto di vista è uno dei numeri uno al mondo, con talent scout in giro per il mondo che visionano solo calciatori interessanti. Sarà economico, per quanto riguarda l’ingaggio, ma l’Italia ha bisogno del meglio che può offrire la piazza. Non parlatemi di crisi economica, della mancanza di soldi e quant’altro. Costa Rica, Grecia, Nigeria, Algeria si sono qualificate agli ottavi di finale del Mondiale brasiliano con la voglia, il lavoro e l’abnegazione. Non risulta che le rispettive Federazioni navighino nell’oro, ma all’interno ci sono uomini che hanno attuato una rivoluzione, partendo da zero dopo risultati orrendi (vedi anche Francia). Possibile che in Italia “il nuovo che avanza” deve sempre dare precedenza al (Ta)vecchio di turno con il suo Motorola 8700 in tasca. Meglio uno con l’Iphone e con idee nuove.