Per uno jesino doc come me è impossibile dimenticare il debutto di Ricardo Izecson dos Santos Leite con la maglia del Milan. Era il 1 settembre 2003 quando allo stadio Del Conero contro l’Ancona fece la sua comparsa questo brasiliano poco conosciuto. Maglia numero 22 e un soprannome che faceva sorridere: Kakà.
Ricordo alla perfezione la sua prima giocata: sombrero leggiadro all’avversario, accelerazione palla al piede e tocco in profondità per l’accorrente Cafù. Fu un sombrero allo scetticismo, un’accelerazione che lasciò alle spalle ogni battuta sarcastica sul suo nome, un tocco illuminante degno di chi proviene dalla patria del calcio.
Da quel giorno il cammino di Kakà in rossonero è storia nota: una storia d’amore interrotta da quel doloroso hasta luego, poi la promessa mantenuta di un ritorno e infine l’addio, figlio di un tempo che inesorabile scorre e tutto cambia, tranne i sentimenti.

307 presenze, 104 gol (25 in Champions League), 1 scudetto, 1 Supercoppa Italiana, 2 Supercoppe Europee, 1 Champions League e 1 Coppa Intercontinentale: questi sono i numeri e i trofei di Kakà con la maglia del Diavolo.
Ma cifre e vittorie spiegano soltanto in parte ciò che è stato questo brasiliano dal volto limpido per il Milan e i suoi tifosi.

Kakà è stato musica e magia, una lucciola accesa in un prato, una rimonta nel derby, la speranza dopo Istanbul.
Kakà è stato una vertigine unica, un bambino col 10 nascosto sotto il 22, un sospiro di vento nelle notti di Coppa, una fantasia in smoking bianco.
Kakà è stato una folle fuga verso la vittoria, un sogno ad alta velocità, un ragazzo che crede alle favole, un trascinatore con lo sguardo umile del gregario.
Kakà è stato un assolo di chitarra contro il Celtic, un concerto rock contro lo United, un angelo mascherato da Diavolo, una poesia letta al tramonto.
Kakà è stato un dipinto prezioso della Galleria Milan, una goccia d’inchiostro d’oro caduta su un libro, un coro scandito a gran voce, il boato assordante dopo un gol.
Kakà è stato il gioco del calcio, il fruscio della rete che si gonfia, la rivincita di Atene, il sudore 307 volte versato con orgoglio su una seconda pelle.

Se è nel ricordo che le persone hanno il posto che meritano, Kakà sarà per sempre nel cuore di tutti i rossoneri.

Grazie e in bocca al lupo, Campione.