La qualificazione ai quarti di Champions League ai danni di un malcapitato Schalke e il primato nella Liga dopo un diciotto risultati utili consecutivi lasciavano presagire che il Real di Carlo Ancelotti fosse davvero diventato una diavoleria irrefrenabile: un congegno progettato con ingranaggi d’oro dove finalmente il tecnico italiano avesse trovato la giusta alchimia psico-tattica.

Poi il terremoto di 10° grado della scala blaugrana al Bernabeu. Quattro scossoni che hanno fatto tremare la casa del Real. L’arbitro Undiano Mallenco, additato come il principale responsabile, al centro di una bufera mediatica. Ronaldo e il capitano dei blancos Sergio Ramos denunciati dalla commissione arbitrale per le pesanti dichiarazioni post-partita. “Abbiamo giocato contro 12 avversari e ogni anno è la stessa storia: non ci lasciano vincere” ha sbottato il neo Pallone d’Oro.

Le Merengues si sono così presentate al Ramon Sanchez-Pizjuan con ancora in corpo i veleni del Clasico. Lo stadio è una bolgia, il Siviglia, reduce da cinque vittorie consecutive, è una delle squadre più in forma della Liga e sogna il quarto posto. Dopo il vantaggio di Ronaldo su punizione, la squadra di Ancelotti si fa infilare maldestramente in contropiede da Bacca su assist dell’ex Reyes. Si capisce che non è serata quando Ronaldo anticipa il portiere Beto in uscita, la palla si infrange sul palo e rotola sulla linea prima d’esser spazzata via dalla difesa. Nella ripresa il Real sembra accusare la notizia del vantaggio dell’Atletico; si riversa disordinatamente in avanti e subisce il 2-1 ancora da parte di Bacca con un’azione fotocopia stavolta orchestrata da Rakitic che si libera con un colpo di tacco volante dell’irrequieto Pepe.

Ancelotti in piedi a bordo campo ingoia da un pacchetto verde delle caramelle al gusto di sconfitta. Ronaldo mostra tutto il suo disappunto, sbuffando e allargando le braccia, quando Bale spara alto una punizione da buona posizione. Seconda sconfitta consecutiva, terzo posto in campionato a -2 dal Barcellona e a -3 dall’Atletico.

In settimana servirà il miglior Ancelotti in abiti da pompiere per spegnere l’incendio che Messi ha appiccato tra i blancos. Con una Liga, salvo sorprese, quasi andata, servirà sollevare la decima Champions League per passare dall’Inferno al Paradiso.