Si è spento a Firenze all’età di 84 anni Giuliano Sarti, uno dei più grandi portieri della storia del calcio italiano. Nato il 2 ottobre del 1933 a Castello d’Argile (Bologna), ha fatto parte di quella grande Inter allenata da Helenio Herrera capace di conquistare negli anni Sessanta tre scudetti, una Coppa Italia, due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali ed una Coppa delle Coppe.
Tutto il mondo del calcio esprime cordoglio per la perdita di una vera leggenda: dalla Fiorentina, squadra che lo lanciò a metà degli anni Cinquanta – “un monumento della storia viola e del calcio italiano”, il commento rilasciato dalla società toscana – al club con cui condivise gli anni migliori, ovvero l’Inter, fino alla Juventus, in cui pose fine alla sua carriera da giocatore nel 1970.
Sarti, Burgnich, Facchetti, Tagnin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso: era la filastrocca che tutti conoscevano un po’ a memoria, ossia gli undici nomi puntualmente citati dai giornalisti all’inizio delle partite, quelli che contribuirono a fare dell’Internazionale Milano una delle squadre di riferimento in campo globale. Lui era il primo di quei magnifici undici, a lui era deputato il compito di difendere la porta.
“Il simbolo di un’era”, quella firmata dal presidente Angelo Moratti e da Helenio Herrera, recita il comunicato emesso dai nerazzurri, in cui si sottolinea come Sarti fu tra i grandi esponenti di quella grande generazione di portieri italiani che si protrae brillantemente ancora oggi (i nomi del veterano Gigi Buffon e del baby Gigio Donnarumma costituiscono due esempi).
Commosso Sandro Mazzola, uno degli amici più stretti dell’estremo difensore. L’attaccante ricorda come, al momento della sua venuta all’Inter, era visto in modo un po’ strano per il suo modo di concepire il ruolo di portiere, semplice ma geniale. “Lui e Picchi fra i segreti del successo dell’Inter”, dichiara l’ex centravanti torinese.