Lo chiamavano l’Imperatore perché sui campi di calcio sembrava dominare le aree di rigore avversarie. Oggi Adriano Leite Ribeiro sembra aver conservato quel titolo, ma in qualità di organizzatore di feste per condurre la sua vita a tratti dissoluta.
Sono ormai lontani anni luce quei tempi in cui un giovane attaccante brasiliano, nato a Rio De Janeiro nel 1982, veniva prelevato dalla squadra con la quale aveva esordito, il Flamengo, e portato in Italia nelle file dell’Inter. Correva l’anno 2001. Ancora troppo acerbo per sbocciare, ma dopo delle parentesi tra Fiorentina e Parma, rieccolo tre anni dopo nella società nerazzurra per la consacrazione.
Rimane a Milano ininterrottamente per quattro anni, realizzando 44 reti in poco più di 100 partite e meritandosi l’appellativo di Imperatore. Poi, come purtroppo diverse volte accade, il denaro, specie per chi viene dai bassifondi sudamericani, gioca un brutto scherzo: le distrazioni cominciano ad essere molte e così il rendimento sul campo non è più costante. Il ripetuto abuso di alcol, per esempio, contribuisce alla sua parabola discendente quando ancora è molto giovane e può dare tanto al calcio.
Così risultano pressoché inconsistenti le nuove esperienze a Roma, Flamengo, Corinthians ed Atletico Paranense: poche apparizioni sul terreno di gioco, per giunta in una condizione fisica visibilmente compromessa. E i festini sono, se non all’ordine del giorno, comunque piuttosto frequenti.
Nelle scorse ore Adriano ha compiuto trentacinque anni di età e ha pensato bene di concedersi un modesto party: 400 invitati e 30 mila reis spesi, pari a quasi 92 mila euro. Cibo e drink illimitati per tutti gli amici invitati (tra cui è apparso il nome dell’ex calciatore Romario), presso l’All-In di Barra da Tijuca, il quartiere della metropoli brasiliana che ha ospitato la scorsa estate il villaggio olimpico in occasione delle Olimpiadi. Ed è caccia a Rio al braccialetto che avrebbe permesso l’esclusivo accesso al party.