La bicicletta è generosità, diceva sempre e sempre ricordava il passaggio della borraccia fra Fausto Coppi, suo capitano, e Gino Bartali. Quel che importa non è chi diede la borraccia a chi, spiegava, ma il gesto di due rivali che si dividono l’ultimo sorso d’acqua. Alfredo Martini era l’ultimo testimone di questo ciclismo epico, un ciclismo che aveva conosciuto la guerra, le borracce di alluminio, i tubolari in spalla e le strade sterrate. Lascia un vuoto incolmabile non solo nel ciclismo ma in tutto il mondo dello sport.
Un uomo semplice e carismatico, sempre sulla strada, sempre alle corse. La differenza l’ha fatta in sella ma soprattutto giù dalla bici. Commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo per ben ventidue anni, ha raccolto sei titoli mondiali, il primo nel 1977 con Francesco Moser e poi ancora con Giuseppe Saronni (“82), Moreno Argentin (“86), Maurizio Fondriest (“88) e Gianni Bugno che sotto la sua guida vinse sia nel 1991 che nel 1992, senza dimenticare gli altri 14 podi (sette argenti e sette bronzi). Risultati incredibili frutto della sua abilità tattica ma più di tutto della sua capacità di creare una vera squadra, un gruppo che sotto la sua guida dimenticava gli screzi agonistici. Basti ricordare la difficile convivenza fra Moser e Saronni prima, Bugno e Chiappucci dopo.
Poetico e razionale, mai banale. Fino all’ultimo chilometro ha sentito il compito di raccontare senza sosta ciò che del ciclismo gli era rimasto nella testa, nel cuore e nell’anima. Le sue disamine tecniche erano sempre precise e puntuali con un filo conduttore che annodava nel passato per poi lanciare verso il futuro. Appassionato ma sempre lucido ed obbiettivo, aveva sempre una parola per tutti e per tutte le situazioni ed erano proprio quelle parole che trasudavano amore per il ciclismo. Destino o casualità Alfredo Martini vola via proprio ora che il suo posto in ammiraglia è occupato da Davide Cassani, quel Cassani che prima come atleta e poi come uomo è legato a Martini da un connubio fortissimo, sempre attento a mettere in pratica i suoi insegnamenti. Alfredo Martini vola via sereno e felice di aver lasciato la sua eredità in buone mani.