La Juventus nel principato di Monaco per una partita che può valere una stagione. O anche molto di più. Per i bianconeri, per la carriera di Allegri e di riflesso per quella dei propri calciatori, e per tutto il movimento calcistico italiano, quella di questa sera è una partita che vale un pezzo importante di storia. Una storia che per la Juventus non è così bella da anni. I quarti di finale nel post-calciopoli furono raggiunti solo nel 2013 ma Alaba ridimensionò subito qualsiasi aspirazione juventina e già l’andata chiarì come quella Juve non era ancora pronta. E forse non è pronta nemmeno questa, che però ha saputo giocare le proprie carte. Ha saputo aggirare le insidie del girone e poi ha avuto anche un pizzico di fortuna ai due sorteggi. La pratica Borussia è sembrata più facile di quanto in realtà non lo sia stata. Poi è arrivato il Monaco.
E l’1-0 dell’andata è pesantissimo. Perché questa Juventus ha tutte le carte in regola per sbancare al Casinò di Montecarlo e passare il turno. Perché deve solo non perdere contro una squadra che già all’andata è sembrata tosta ma inferiore. E soprattutto è sembrata una squadra non in grado di fare una partita in maniera propositiva. Allegri pensa al 3-5-2, e forse potrebbe essere il modo migliore per giocarsi le carte a disposizione. Con Barzagli come “uomo in più”, almeno rispetto all’andata e rispetto a gran parte della stagione. Sarebbe anche un po’ rinnegare il credo tattico in campo europeo, che dopo lo spartiacque del match interno contro l’Olympiakos aveva sempre previsto la difesa a 4 in Champions, almeno dall’inizio. Ma Allegri ha lavorato a soluzioni alternative, ha sempre lavorato sue due moduli e sulla possibilità di integrarli se necessario. Questo forse è il momento migliore per giocarsi anche questa carta. Per andare a giocare contro una squadra che sembra “poco europea” e che non ha un gioco brillante e spettacolare. Tanto che potrebbe bastare la Juve versione italiana.
Per la Juve è la possibilità della vita. Quella che ha riuscito a costruire con un pizzico di fortuna, molta bravura e tanta programmazione. Ma è anche quella possibilità che non è detto che verrà costruita nei prossimi anni, e basti pensare a quanto hanno speso Manchester City e Paris Saint Germain per poi restare comunque fuori dalle prime 4 d’Europa. Entrare alle semifinali vorrebbe dire alimentare un sogno che poi potrebbe prendere traiettorie inaspettate. Perché da lì in poi può succedere davvero di tutto. E perché la Juve una partita così importante in campo europeo non la gioca da una vita e non è detto che la giocherà ogni anno. Questo è il momento di andare “all-in”. Di giocarsi tutte le proprie carte. E di uscire da Montecarlo con un sogno nella manica.