Straordinario, meraviglioso, fenomenale. Non ci sono più aggettivi per descrivere Carlo Ancelotti che, con il suo Real Madrid, ha strapazzato in semifinale di Champions League il Bayern Monaco di Pep Guardiola. Un altro capolavoro tattico all’Allianz Arena per il tecnico dei “blancos”, alla ricerca della loro decima affermazione in una competizione difficile come l’ex Coppa dei Campioni. Come all’andata, con la tenacia, la cattiveria sportiva che lo contraddistingue, l’allenatore di Reggiolo ha imbrigliato ancora una volta il suo “collega” che, a un certo punto del match, non ha potuto far altro che sedersi sulla comoda panchina in pelle e “ammirare” gli atleti avversari giochicchiare come se stessero disputando una partita di allenamento sulle spiagge della Costa Brava.
Carlo Ancelotti ha preparato questa sfida con una peculiarità unica, bloccando il Bayern Monaco per vie centrali, lasciando, di fatto, scoperte le corsie esterne. Proprio con questa “idea”, l’allenatore madrileno ha costretto i tedeschi a operare molti cross, sui quali sia Pepe sia Sergio Ramos hanno avuto vita facile come due adulti che competono in un torneo contro dei ragazzini under 14. A differenza della sfida del “Bernabeu”, Ancelotti non ha sofferto il possesso palla degli uomini di Guardiola, a sua volta impotente nel vedere una squadra irriconoscibile e in balia di Cristiano Ronaldo e soci.
Il “tiki-taken”, che si basa principalmente sul recupero della palla, nella serata di ieri ha perso proprio per le capacità del Real Madrid, che ha seguito alla lettera le indicazioni del suo trainer, lasciando spazio alla manovra bavarese senza idee e in comprensibile affanno dinanzi al muro spagnolo. Ribery e compagni, infatti, sono abituati a far uscire dal guscio i diretti antagonisti, facendoli stancare, per poi piazzare il colpo decisivo in qualsiasi momento della partita. Con la furbizia tattica di Ancelotti, però, i già campioni di Germania non hanno potuto far altro che adeguarsi all’andamento della contesa, tirando in porta per la prima volta al 12° della ripresa con Robben.
Un dato imbarazzante per una corazzata come quella del Bayern Monaco, guidata da un allenatore vincente ma che, sulla sua strada, ha trovato un Carlo Ancelotti in forma smagliante, capace di far dimenticare in un solo colpo i vari Queiroz, Camacho, Remon, Luxemburgo, Lopez Caro, Fabio Capello, Schuster, Juande Ramos, Pellegrini e Josè Mourinho, tutti tecnici che partivano con la “Decima” in tasca, ma efficienti nell’ inanellare solo quarti e semifinali. Il bravo e buon “Carletto”, da mister già vincitore di due Champions League con il Milan, ha saputo inculcare la mentalità umile a una rosa già forte di suo, ma che peccava in egoismo. Questo è Carlo Ancelotti, dopo ieri, lo stratega più forte al mondo e voglioso di vincere anche a Lisbona.