Camp Nou, 24 maggio 1989: Milan-Steaua Bucarest 4-0.

In quella squadra fenomenale allenata da Sacchi col numero 11 giocava un certo Carlo Ancelotti. Dalla notte del Camp Nou, il centrocampista tuttofare di Reggiolo ha legato inesorabilmente la sua carriera alla più prestigiosa delle coppe. Ai tempi della Roma di Liedholm ripetuti infortuni alle ginocchia gli impedirono di essere presente allo Stadio Olimpico in quella sciagurata notte del 1983. La sua Roma perse la finale ai rigori contro il Liverpool di Rush, Dalglish e Grobbelaar. Sei anni dopo Ancelotti, gregario encomiabile nel Milan dei tre olandesi, colse al volo l’occasione per rifarsi. Sempre in quella edizione (1988-89) Ancelotti realizzò il suo unico gol in Coppa Campioni. Non fu un gol qualunque, contro una squadra qualunque in una notte qualunque. Era il giorno della semifinale di ritorno col Real Madrid (1-1 al Bernabeu) e in un S.Siro stracolmo Ancelotti, con un bolide dalla distanza, diede il là a quel roboante e indimenticabile 5-0.

Carletto nella stagione successiva (1989-1990) fece il bis. Quella notte al Prater di Vienna contro il Benfica (1-0 Rijkaard) indossava la maglia n.7: sotto quel numero si nascondeva il suo futuro. Il destino decise infatti che sarebbe stato proprio Ancelotti da allenatore a sospingere il Milan verso la conquista della sesta (Old Trafford di Manchester, Milan-Juventus 3-2 d.c.r.) e poi della settima Coppa Campioni della storia rossonera. 23 maggio 2007, storia recente, storia di un’altra rivincita, sempre col Liverpool.

24 maggio 2014: a 25 anni esatti di distanza dalla sua prima volta, Ancelotti può battere il record che detiene con l’ex Real Madrid Miguel Munoz (gli unici ad aver vinto la Coppa Campioni due volte da giocatori e due da allenatori).
Se conquisterà la Decima, Carletto entrerà di diritto nella storia del Real Madrid e della Champions League: una storia iniziata proprio con quel gol alle merengues nel lontano 1989.
Ad attenderlo c’è il derby con l’Atletico Madrid, non una partita come le altre. Ancelotti lo sa. D’altronde l’incantesimo della Coppa Campioni è nato proprio in una partita diversa dalle altre.
In bocca al lupo, Carletto!