Quando si muore a 23 anni per un male incurabile, pensi come la vita possa essere stata crudele per un ragazzo che amava giocare a calcio, con il sogno di sfondare negli anni successivi. Andrea Fortunato si è fermato a metà di un percorso, che l’aveva reso protagonista, grazie a prestazioni da piccolo campione e la chiamata di una grande squadra del calcio italiano. Nato a Salerno nel luglio del 1991, il talentuoso difensore a soli 18 anni milita già in compagini importanti come Como e Genoa che, immediatamente, lo considerano un prospetto di grande avvenire. I dirigenti rossoblu dell’epoca ci avevano visto lungo, anche perché Fortunato prima si trasferisce al Pisa in prestito, giocando più che bene, per poi tornare alla casa madre, nella quale totalizza 33 presenze condite da tre reti.
Il Genoa sì, è una società gloriosa, ma che deve fare i conti con alcune società che chiedono informazioni su quel calciatore dai capelli lunghi e dal viso angelico. Tra queste c’è anche la Juventus, alla ricerca di giovani che possano fare al suo caso e capace di spendere 12 miliardi delle vecchie lire per un 22enne dal grande futuro. Con la maglia bianconera, Fortunato scende in campo 27 volte, segnando anche una rete, ma durante l’esperienza a Torino c’è qualcosa che non va. Fortunato è stanco, molto stanco, con una fastidiosissima febbre che non ne vuole sapere di andare via. Le prestazioni in campo ne risentono, i tifosi bianconeri lo fischiano e lo contestano, pensano che il peggioramento delle sue performance sia dovuto all’appagamento, alla fama ormai raggiunta. Una stanchezza inspiegabile senza apparenti cause, ma che deve essere approfondita.
Le visite mediche alle quali si sottopone il giovane calciatore porta a una terribile scoperta: Fortunato ha la leucemia. Appresa la terribile notizia, tutti si stringono attorno al povero ragazzo, dalla società, ai compagni di squadra, passando per quei sostenitori che lo avevano contestato per il suo “giustificato” scarso impegno. Inizia, così, il ciclo di cure che porta il coraggioso Andrea a subire due trapianti di midollo osseo. Le cure vanno bene, addirittura il calciatore si aggrega ai suoi compagni della Juventus, il 26 febbraio del 1995, prima del match contro la Sampdoria. Tutto va per il verso giusto fino a quando una fatale influenza spegne le velleità del povero ragazzo che, alle ore 20 del 25 aprile del 1995, muore in un letto di ospedale.
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I compagni ricevono il terribile annuncio dal ritiro della Nazionale italiana impegnata in Lituania, giocando in seguito con il lutto al braccio. Sono giorni tristissimi per il calcio italiano, che perde, in primis un ragazzo dal cuore d’oro e poi un terzino di belle speranze, che sin dai primi tocchi a un pallone faceva capire la sua bravura. Ai funerali, svoltasi nel Duomo della sua Salerno, il feretro fu accolto da un silenzio assordante, rotto solo dagli applausi di migliaia e migliaia di persone, ancora incredule per quella prematura scomparsa. Nel corso della funzione, i compagni di squadra Sergio Porrini e Gianluca Vialli ebbero parole toccanti per Andrea Fortunato, nonostante tutto, inserito nella rosa della Juventus per lo scudetto numero 23, proprio come i suoi anni. Adesso, sono passati 19 anni dalla sua scomparsa, ma il ricordo è più che mai indelebile per un ragazzo che «non immaginava quanto potesse essere meravigliosa anche una semplice passeggiata».