La storia di Andrea Stramaccioni è una di quelle appassionati, da sedersi a un tavolino con un buon caffè con il cielo azzurro all’orizzonte che spunta dopo un periodo cupo. Uno dei tecnici più giovani del calcio, non solo italiano, ma anche internazionale, ha la possibilità di rialzarsi in seguito a un momento, professionalmente parlando, triste. Lo vuole l’Udinese, la società del patron Pozzo che fa della programmazione la loro arma migliore. Dopo l’addio di Francesco Guidolin e il mancato accordo con Gigi Delneri, la dirigenza friulana si è fiondata immediatamente sull’allenatore romano, parlandogli di un progetto che prevede l’inserimento di molti calciatori giovani in rosa. Chi meglio di Stramaccioni, vincitore della NextGen Series sulla panchina dell’Inter, conosce i futuri campioni? Lui, molto probabilmente, spinto dal forte entusiasmo e dalla voglia di far bene, accetterà l’incarico per guidare Di Natale e compagni, ma non senza pensare per un attimo al suo passato.
Un misto di emozioni contrastanti, con la voglia di non mollare mai che ha avuto la meglio sullo sconforto dovuto a un brutto infortunio patito nel lontano 1994, all’età di 18 anni quando militava nel Bologna. Quei due menischi e legamenti del ginocchio rotti, oltre a un collaterale sfilacciato, costrinsero Stramaccioni a un prematuro addio al calcio giocato. Era troppo forte il dolore per lui, che voleva sfondare nel calcio dei grandi e diventare una bandiera per l’Italia. Purtroppo, però, niente di tutto questo per il mancato difensore, alle prese con una fase difficile della sua vita. Quando tutto sembrava perduto, vuoi per la sorte, vuoi per il carattere, il suo procuratore Dario Canovi gli consiglia di iniziare la carriera di allenatore. Comincia con varie società laziali, fino ad arrivare alla Roma, dove allena quasi tutte le formazioni giovanili, inanellando un successo dopo l’altro. Nel 2011, nell’affare che portò Burdisso nella Capitale, Stramaccioni cambia città, si trasferisce a Milano sponda Inter, voluto dall’allora direttore generale Ernesto Paolillo.
In nerazzurro si fa subito notare per l’ottimo lavoro svolto con la Primavera, fino alla vittoria della Champions League delle giovani promesse ottenuta ai rigori contro l’Ajax. Quello, nonostante tutto, non è il punto più alto toccato nella sua parentesi meneghina. Stramaccioni è un bravo allenatore, può solo migliorare vista la sua giovane età e, poi, Massimo Moratti è un suo grande estimatore. Così, in un afoso pomeriggio di marzo del 2012, il tecnico classe ’76, subentra a Claudio Ranieri, allenatore dell’Inter, esonerato dopo il 2-0 patito contro la Juventus. E’ un’emozione indescrivibile per Stramaccioni, bravo a farsi amare dallo spogliatoio interista e a vincere, quasi subito, il suo primo derby contro il Milan. Quel successo è fondamentale per la riconferma nella stagione successiva, sfortunata, però per il trainer del quartiere San Giovanni di Roma, nella quale l’Inter registra un deludente 9° posto dopo una partenza sprint. Viene esonerato dal presidente Moratti, già d’accordo con Walter Mazzarri, che saluta senza troppi giri di parole Stramaccioni.
Si, proprio lui, quell’uomo che durante gli anni della sua vita ha attraversato un ciclo terribile, si ritrova senza una panchina per poter allenare. Non gli basta fare l’opinionista tv, studia per ottenere il patentino per allenatore professionista con straordinari risultati. Adesso il destino, dopo avergli voltato nuovamente le spalle, gli concede una nuova opportunità di nome Udinese. Stramaccioni, dal canto suo, si farà rispettare, allenerà i bianconeri con la massima professionalità, sapendo che tutto questo rappresenta la possibilità di voltare pagina, di scrivere un nuovo capitolo della sua vita vincente, nonostante tutto.