Paragono Antonio Conte alla mia prima maestra di lingua italiana che, per farmi migliorare giorno dopo giorno, mi sottoponeva a compiti durissimi. Pensate, dovevo scrivere per ben cento volte al giorno, su un quaderno a righe sottili, tutto l’alfabeto. Risultato? Da circa ventitré anni (23) conosco a memoria “l’abbiccì” del vocabolario senza chiedere aiuto a nessuno, né tantomeno agli altri ragazzini che mi prendevano in giro perché calcavo, su quel benedetto foglio di carta, vocali e consonanti mentre loro andavano a giocare a nascondino. Antonio Conte, l’attuale allenatore della Juventus, è così, come un maestro.
Ha imparato da piccolo, quando militava nelle fila del Lecce e della Vecchia Signora, da professori come Mazzone, Trapattoni e Lippi, grandi lavoratori che non lasciavano nulla al caso. Già da calciatore mostrava tutta la sua carica, che convertiva in prestazioni superlative fino all’ultima partita della sua carriera. Tanti trofei vinti (praticamente tutto) e, successivamente, inizio della sua carriera da allenatore. Siena (come vice), Arezzo, Bari, Atalanta, di nuovo Siena e Juventus. Antonio Conte, con addosso il kit di Madama, ha convinto tutti, persino i più scettici che, dal suo primo anno sulla panchina bianconera, lo criticavano senza un valido motivo.
Con il lavoro, il sacrificio, l’impegno, ovvero i suoi tre marchi di fabbrica, il trainer salentino si sta togliendo tante soddisfazioni con risultati eccezionali. Anche ieri, dopo la vittoria della sua Juventus sull’insidioso campo di Udine, Antonio Conte ha sfoggiato tutte le sue qualità. Dalla sua area tecnica si notava un allenatore carico, che trasmetteva fiducia e voglia di fare ai propri calciatori, con l’obiettivo vittoria che doveva essere raggiunto a tutti costi. Anche sul 2-0, il tecnico juventino non ha mai abbassato la guardia, con la conseguente concentrazione dei calciatori che aumentava, anziché calare.
Una sorta di martello pneumatico che, da inizio settimana fino alla fine di una partita, batte sull’intera squadra, capace di captare i segnali del mister e metterli in campo. Adesso, con 8 punti di vantaggio sulla Roma, a 5 giornate dalla fine del campionato, la Juventus e Antonio Conte hanno raccolto la bellezza di 87 punti in 33 partite, con 71 gol fatti e 22 subiti (3 in più della squadra allenata da Garcia). Numeri impressionanti, da carro armato impegnato in una guerra mondiale. Il campionato italiano, e nessuno se la prenda, somiglia a un conflitto, nel quale tutti mettono del pepe per renderlo sempre più avvincente.
Anche in questo il mister 44enne merita il successo, in virtù delle sue doti di comunicatore che, in Italia, forse non ha eguali. Sbaglierà ogni tanto, come tutti gli uomini dell’intero globo, ma l’allenatore della Juventus, anno dopo anno, polemiche dopo polemiche create ad arte, risponde sempre sul campo. A pochi passi dal suo terzo scudetto consecutivo (un record), è inattaccabile proprio per questo. Vince sul campo, cosa fondamentale per il calcio, accentra le attenzioni su di sé, diventando una belva quando qualcuno attacca i suoi elementi e contagia tutti con la sua grinta, compresi i raccattapalle dello “Juventus Stadium”. Proprio come la mia maestra d’italiano che, grazie ai suoi insegnamenti, mi portò alla vittoria del “Tema dell’anno” per ben tre anni di fila. Adesso che ci penso, mi viene il dubbio: vuoi vedere che la docente era Antonio Conte?