Applaudite questi ragazzi che oggi hanno affrontato lo Zenit San Pietroburgo con la maglia del Torino. Fatelo col cuore in mano, di qualunque squadra siate. Riappropriamoci del nostro calcio. Prendiamoci il bello di una squadra che ha degli evidenti limiti, più tecnici che tattici, ma ci ha messo il cuore. Un cuore proverbiale. Vecchio e granata.

Ha vinto, comunque sia finita. E non ha vinto solo una partita di 90 minuti di cui se ne farà comunque poco, statistiche a parte. Ha vinto perché ha dato tutto. E perché ha lottato alla pari, e a tratti dimostrando anche superiorità, contro la squadra della Gazprom. Del sodalizio russo che sponsorizza la Champions League e che è un colosso economico. In campo il colosso sembrava il Toro, pur avendo tante individualità che in campo europeo fanno fatica. Ed è inevitabile. Da Molinaro a Gazzi. Gente che non ha le capacità tecniche per affrontare una competizione del genere da protagonista. Ma ha un cuore enorme.

Il Toro aveva fatto l’impresa a Bilbao, entrando nella storia. Oggi non sono bastati un’abnegazione ai limiti del contesto sportivo e un pubblico capace di trascinare la squadra. Oggi non c’è stata l’impresa. Non è stata alla portata. Ma il Toro ha dato tutto. Ci ha provato in ogni minuto e ha trovato il gol per sbloccare la partita solo a un minuto dalla fine. Prima qualcosa era andato storto sul più bello. Sarà una serata amara per i tifosi granata, ma di quelle da ricordare e custodire per sempre. Perché oggi si può essere orgogliosi di questa squadra. E di qualche lacrima.