Quando scrivevo di un clima di violenza che si era venuto a creare dopo la partita tra Juventus e Roma, non lo facevo a “vanvera” come qualcuno ha insinuato. Quando facevo un paragone forse un pò troppo forte con l’Isis, non era poi così esagerato come dicevano. Scrivevo di aver paura per me e per i miei colleghi che ogni domenica scendono soli sui campi di prima, seconda, terza categoria, e non solo, e non avevo tutti i torti.

Ieri, nello stesso momento in cui arbitravo una partita, un mio collega della Sezione AIA di Lecce, Luigi Rosato, di appena 17 anni, è stato pestato a calci e pugni da dirigenti, calciatori e tifosi, durante la partita di seconda categoria tra Cavallino e Cutrofiano. Il motivo? Un rigore concesso alla squadra ospite. Non so se il rigore ci fosse o meno, e nemmeno mi interessa di saperlo, ma la cosa forse più brutta, se se ne può individuare una peggiore dell’altra, sono le parole del presidente del Cavallino, rosario fina, il cui nome lo scrivo volontariamente con la lettera minuscola. Il signore in questione ha dichiarato a mente fredda, particolare che ci terrei a sottolineare: “l’arbitro secondo me ha sbagliato e doveva essere punito. Sono stati pochi i due schiaffi che si è preso, erano schiaffi leggeri e potevano essere più forti”. Erano schiaffi leggeri dice lui, fatto sta che il povero Luigi, a cui mando un forte abbraccio sperando di poterlo rivedere presto nuovamente sui campi, è stato trasportato al Pronto Soccorso di Lecce per le decine di ecchimosi, lividi e contusioni sul corpo. La giusta pena per aver, a detta sua, sbagliato ad assegnare un calcio di rigore. A voi le considerazioni.

Leggendo ad alta voce la notizia ho guardato mio padre, potete immaginare la sua faccia. Insomma Luigi avrei potuto essere io, o il mio migliore amico, o qualsiasi altro arbitro, e ora è davvero arrivato il momento di dire basta a tutto questo, è il momento di distinguere le persone dagli animali, perchè di questo si tratta. E allora mi son chiesto una cosa che già sapevo, ma a cui forse non tutti pensano: e se gli arbitri scioperassero? Quanto durerebbe un campionato di seconda categoria, ma anche di Serie A, se le partite ufficiali si dovessero giocare come quelle del calcetto del mercoledì sera con gli amici? Se le decisioni in merito ad un fuorigioco, un fallo, un cartellino o l’assegnazione dei minuti di recupero fossero a discrezione dei giocatori in campo. Vorrei che a queste domande rispondesse il presidente del Cavallino, che spero di non vedere mai più su un rettangolo di gioco, sperando che legga queste poche righe. E qui concludo, perchè non voglio risultare ripetitivo, sembrare la vittima o l’avvocato di turno. Amo lo sport nella sua essenza, per i suoi valori, ma questo per me non è più sport.