“Se mi porti indietro al 1995, quando il doping era completamente pervasivo, probabilmente lo farei di nuovo“. È questo, probabilmente, il passaggio più importante di una lunga intervista concessa da Lance Armstrong alla BBC, in cui l’ex ciclista statunitense non è mostrato particolarmente pentito del suo comportamento.
Ricordiamo che Armstrong, capace di vincere per 7 volte consecutive il Tour De France, nel 2012 ha subito dall’USADA (United States Anti-Doping Agency) la squalifica a vita e la revoca di tutti i successi sportivi ottenuti dal 1998 in poi per aver fatto uso sistematico di sostanze dopanti (eritropoietina, testosterone e corticosteroidi) durante la sua carriera. Pochi mesi più tardi, durante il popolare programma di Oprah Winfrey il texano ammise pubblicamente per la prima volta di essersi dopato.
Oggi, però, Lance Armstrong fa marcia indietro e invita a rivedere il suo comportamento alla luce del contesto presente all’epoca dei fatti: “Quando ho preso la decisione, quando la mia squadra e l’intero plotone l’hanno presa, è stata sbagliata. Ma è successo, ed io so quali sono state le conseguenze. Vorrei cambiare l’uomo che ha fatto quelle cose, forse non la decisione, ma il modo in cui ha agito“. Armstrong, incredibilmente, ritiene che dovrebbero essergli restituiti i Tour de France vinti: “Penso che ci debba essere un vincitore. Non credo che la storia sia stupida, la storia rettifica un sacco di cose. Mi sento di aver vinto quei Tour“.
In sintesi, dichiarazioni assai discutibili e provocatorie di un atleta che ha dominato, barando, la scena ciclistica internazionale per un decennio. E che ha contribuito, con il suo comportamento vergognoso, a minare ulteriormente la credibilità di uno sport già devastato dai tanti, troppi casi di doping. Lance, forse avresti fatto meglio a tacere.