Alle ATP Finals che si stanno giocando a Londra è terminata anche la seconda giornata in entrambi i gironi e si possono fare alcune considerazioni.
Per iniziare, si è avuta la conferma dell’impressione avuta dopo la prima giornata: questo rischia davvero di essere ricordato come il Masters meno equilibrato degli ultimi anni.
Secondo appunto che si può fare è che i pronostici della vigilia sono rispettati, per ora ovviamente. E se questo poteva esser scontato per Djokovic, anche considerato il girone che gli era capitato, un po’ meno prevedebile il modo in cui Roger Federer si è sbarazzato dei primi due avversari, il canadese Raonic e il giapponese Nishikori.
Parlando dell’ultima partita, Stan Wawrinka aveva fatto sperare in un match finalmente spettacolare ed equilibrato. Quei primi due game con la partenza forte che obbligava Djokovic a rincorrere. Poi, però, sono arrivati i gratuiti e il mega parziale del serbo di 5-0 con 21 punti su 24 messi ha ancora una volta mandato tutti a casa prima del previsto: 6-3, 6-0 in appena un’ora e cinque minuti il punteggio. E chi sperava in una replica della avvicente sfida dell’Australian Open è rimasto deluso.
Il serbo è in un periodo in cui la portentosa fase difensiva conduce gli avversari all’esaurimento, e alla fine, dopo il primo, il secondo, il terzo attacco recuperato, ecco puntuale l’errore. Così anche per Wawrinka che dopo il notevole avvio è finito in qualcosa più forte di lui. Perso il primo set e visti i primi due game del secondo in cui c’è stato subito il break di Nole, lo svizzero ha staccato la spina, concludendo la serata con 29 errori “non forzati” (virgolettato d’obbligo considerato quanto detto prima sulla fase difensiva di Djokovic).
Ed è così che il serbo vede ormai vicinissima la semifinale e sempre più concreta la sicurezza di terminare l’anno da numero 1 della classifica ATP: gli sarà sufficiente una sola altra vittoria per avere la certezza matematica del primato nel ranking; una sicurezza aritmetica che per uno strano scherzo del destino – o meglio, delle regole del girone – non lo vede, tuttavia, ancora qualificato alla semifinale. Ma dovrebbe accadere qualcosa di davvero incredibile per negare al ragazzo di Belgrado un destino già scritto: ovvero una vittoria di Berdych per 6-0 6-0 e una vittoria con lo stesso punteggio di Wawrinka su Cilic. Insomma, pura fantascienza… mentre qui si ha per ora a che fare con una sola realtà: vincono sempre i più forti.
E a proposito di più forte, anche nell’altro girone vige la stessa legge: Roger Federer, infatti, è in testa con autorevolezza dopo aver vinto le prime due partite senza perdere nemmeno un set, come detto all’inizio.
E, forse, si poteva prevedere questo esito: Kei Nishikori non poteva fermare Federer: non in questo torneo fra i super8 che Roger il Magnifico ha vinto ben 6 volte, più di tutti, e non nell’anno dell’ennesima risurrezione, dove sta facendo sentire il suo fiato sul collo del numero 1 del mondo, Novak Djokovic, come ha ammesso l’allenatore di Nole, Becker.
A dispetto dei 33 anni, e degli 82 titoli vinti, fra cui 17 Slam e 5 tornei quest’anno, re Roger sta mettendo in mostra soltanto adesso il tennis più completo che mai. Come lui stesso ha riconosciuto recentemente, merito soprattutto del suo idolo da bambino e da inizio anno
suggeritore, Stefan Edberg, che lo manda sempre di più a rete.
Federer è stato superiore sin dal primo scambio, nonostante un lieve calo di intensità a metà del secondo set.
Proprio come contro Raonic, Federer ha dovuto salvare palle break. Ma, contro Nishikori ha faticato ancora meno a sprintare dall’1-1 al 4-1, muovendo di qua e di là l’esile avversario, sotto la spinta dell’ottimo servizio e del dritto tornato a fare danni, ma anche del rovescio lungolinea: colpo fondamentale per tenere lontano dl campo il dritto del giapponese. Dal break del 3-1, Federer ha messo il pilota automatico, chiudendo il set per 6-3 in 35′, e poi facendo un doppio break nel secondo set (2-1 e 5-2), chiudendo per 6-2 in 65 minuti.
Dal punto di vista tecnico il match ha regalato ancora una volta indicazioni molto chiare: Federer tiene bene lo scambio dal fondo e sbaglia molto poco. E questo è stato sufficiente per battere senza troppe difficoltà i volti nuovi Raonic e Nishikori, esordienti alle Finals, confermando come le nuove generazioni siano ancora qualitativamente molto lontane dall’epoca d’oro del tennis vissuta sotto la triade Federer–Nadal–Djokovic.
Per Nishikori comunque nulla è ancora compromesso. Forte del successo su Murray il giapponese si giocherà le sue carte nell’ultimo match contro Raonic; sempre che il fastidio al polso destro avvertito martedì non si riveli nulla di grave.
L’idolo di casa, Andy Murray, ha ancora qualche speranza di passare in semifinale grazie alla vittoria contro il canadese Raonic in due set.
Oggi alle 15 Raonic contro Nishikori e alle 21 Federer–Murray.