Roger Federer immenso: a 35 anni suonati il tennista elvetico approda nuovamente in una finale Slam: sarà lui a giocarsi, domenica 29 gennaio, gli Australian Open 2017.

Sarà il sesto atto conclusivo sul cemento di Melbourne, in cui vanta già quattro trofei: il primo nel 2004 ai danni di Marat Safin (76 64 62); il secondo due anni più tardi, quando ad arrendersi fu il cipriota Marcos Baghdatis (57 75 60 62); il terzo dodici mesi dopo, quando ad inchinarsi alle sue magie fu il cileno Fernando Gonzales (76 64 64); il quarto nel 2010, quando sconfisse per 63 64 76 lo scozzese Andy Murray. Nel mezzo, la finale persa nel 2009 contro Rafael Nadal per 57 63 63 63 26.

Il cammino agli Australian Open 2017 è stato pieno di sorprese. Non perché qualcuno mettesse in dubbio le straordinarie capacità del longevo tennista svizzero, quanto perché lo stesso era reduce dal una stagione, il 2016, di gran lunga la peggiore della sua carriera, con tanti problemi fisici e sei mesi di stop che l’hanno fato precipitare fino alla diciassettesima posizione del ranking atp.

Ma l’aveva detto proprio nel corso del suo stop forzato che sarebbe ritornato come prima. E difatti eccolo qui, ora, a disputare la ventottesima finale Slam, con 17 titoli già all’attivo, sebbene l’ultimo sia lontano ormai cinque anni (Wimbledon 2012). Ha distrutto uno ad uno i suoi avversari, ha beneficiato della precoce eliminazione del numero uno del seeding Andy Murray e alla fine ha scalfito la resistenza dell’amico-rivale Stanislas Wawrinka, che qui due anni fa ha trionfato e che proprio da due stagioni precede il più quotato connazionale in classifica.

Ci sono voluti cinque set, ma alla fine Roger ce l’ha fatta e ora attende il suo avversario che uscirà dall’altro confronto di semifinale tra Grigor Dimitrov (uno che fino a qualche stagione fa era visto come il nuovo Federer, una bestemmia per i fans di Roger) e Rafael Nadal, un altro che dopo una parentesi buia è ritornato ad alti livelli.