Quando le storie d’amore finiscono si fa a gara a spalare fango sull’altro. E succede così anche quando finiscono le storie d’amore nel calcio. Mario Balotelli e Cesare Prandelli hanno capito bene il giochetto, e hanno la pala pronta per sommergere l’altro. Quello che fino a non molto tempo fa era il partner di una storia d’amore calcistica.
Ed è un po’ la storia del Balotelli uomo e calciatore. C’è sempre qualcuno che dopo aver parlato bene di Mario, dice qualcosa sul suo carattere. Lo hanno fatto Mourinho, Mancini e ora è toccato a Prandelli. Quasi come un passaggio obbligato. E a distanza di un mese arriva la risposta di Mario: “Non è un uomo”. Ma sembra un film già visto, qualche volta di troppo. Il solito giochetto del fango tra chi si è amato, e ora si odia.
E siamo nel paradosso. In un universo parallelo, mi viene da pensare. Perché Balotelli ha sbagliato un mondiale, dal punto di vista comportamentale e soprattutto dal punto di vista tecnico. Tanto da far venire qualche dubbio sulle sue reali potenzialità, che nella mediocrità del calcio italiano degli ultimi anni erano diventate quasi un dogma indiscutibile. Forse Balotelli deve migliorare, dal punto di vista comportamentale ma anche dal punto di vista tattico, per arrivare al punto da non essere più considerato un corpo estraneo al gioco della propria squadra. E non è un mistero, ormai.
Ma la storia ha un po’ stancato. Come se non fosse stato Prandelli a volere fortemente Balotelli al Mondiale. Come se non avesse detto lui che era l’idolo dei ragazzini, e l’uomo su cui l’Italia doveva puntare. Frasi di circostanza, smielate, di un’Estate che sembra passata da un’eternità e invece sono passate poche settimane. Da quando Balotelli doveva salvare l’Italia, e il mondo. Ora non è più un campione, per qualche partita sbagliata. E le prese di posizione vanno e vengono. Come le frasi, troppo spesso smielate e troppo spesso al veleno.