Al termine di una carriera soddisfacente e impreziosita dalle vittorie, un must in campo sportivo, Fosco Cicola, ex pallavolista, riparte dalla Puglia, a stretto contatto con la sabbia e con la cultura del Beach Volley, predisposto come sport in costante crescita ed evoluzione. Non come giocatore, ma come istruttore. A dominare una prospettiva nuova e tantissima grinta che ha delineato la carriera del classe ’74, intervenuto ai nostri microfoni prima di uno dei consuetudinari appuntamenti con i suoi ragazzi in quel di Locorotondo.
Dopo una grande carriera nel Volley, ora sei a Locorotondo con il Beach. Ma chi è adesso Fosco Cicola?
“Fosco Cicola è oramai un ex giocatore che si è dedicato all’insegnamento. Mi piace farlo, nel beach volley, e stiamo cercando di fare questo percorso, provando a far crescere in Puglia questo sport. Abbiamo messo su una scuola, la Top BeachVolley Players School a Monopoli e un’altra estiva proprio a Locorotondo. Spero a breve di proseguire i miei progetti e aprire una scuola sia estiva che invernale a Bari, precisamente a Triggiano”
Bari, Taranto, Castellana: insomma la Puglia è sempre stato lo sfondo della tua carriera, sin dagli inizi con la pallavolo.
“È stato l’inizio di tutto. Ho iniziato in Puglia dopo aver lasciato Roma e proprio in Puglia ho incontrato mia moglie. Questo è da sempre un territorio che mi ha dato tantissimo. Si avverte il calore della gente e quando giochi ti fa sentire vivo. E anche da insegnante si percepisce nelle persone la voglia di imparare e di crescere”
Domanda scontata, ma inevitabile: come inizia il rapporto col Volley?
“Tutto per caso. Ho fatto nuoto a livello agonistico da piccolo. Volevo smettere e iniziare con il basket, ma la struttura in cui volevo andare era troppo lontana da casa e ho iniziato vicino casa mia. Da lì l’invito della mia professoressa di educazione fisica a provare con la pallavolo. E poi sono arrivate le prime importanti soddisfazioni. Dopo un anno mi sono trovato in una realtà meravigliosa. Ho avuto la possibilità di giocare tanti anni in Serie A ed è una grande fortuna. Per un giovane è importante crescere all’interno di regole che ti formano per la vita. E in questo lo sport è un veicolo importante”
Hai vinto in Austria campionato e coppa: quanto per un atleta come te è stato importante misurarsi con un campionato estero e quali differenze hai notato rispetto all’Italia?
“La scelta di andare fuori dall’Italia è stata dettata dalla forte volontà di giocare la Champions League. E poi è stata una bellissima esperienza, vissuta assieme ad altri tre italiani. Per quanto riguarda il livello del campionato, in Austria è di gran lunga inferiore al nostro. Nel senso che, a parte tre-quattro squadre, le altre compagini in Italia forse giocherebbero in B1. Comunque è stata un’esperienza meravigliosa, se potessi tornare indietro la rifarei di nuovo. E non tornerei a giocare in Italia. Innsbruck è una città bellissima, dove si vive benissimo e non manca mai nulla”
La partita da incorniciare.
“Ce ne sono state così tante che sceglierne una sarebbe un peccato. Nel mio piccolo ho ottenuto grandi soddisfazioni, almeno per quelli che erano i miei obiettivi”
Ci sarà però una partita, invece, che vorresti rigiocare e che ricordi con amarezza.
“Una c’è. La finale scudetto del campionato di Beach Volley del 2002. Vorrei rigiocarla per cambiare il punteggio finale, ma resterà nella storia mia e dei 5000 che hanno visto quella sfida. Fu una partita dai sentimenti infiniti e con un’alternanza di emozioni indescrivibili”
Giocatore, allenatore, ma anche commentatore a Sky. Com’è vedere il Beach da un’altra angolatura?
“Stupendo. Avevo già fatto con Sky delle telecronache al campionato italiano di Beach. Ero al commento tecnico con diversi telecronisti Sky. Piano piano è arrivata la chiamata per le Olimpiadi di Londra nel 2012. E quella è stata un’esperienza meravigliosa. Ho imparato tantissime cose e capito come si lavora in redazione, nonostante io sia uno sportivo. Le persone che mi sono state accanto mi hanno dato una grande mano. Abbiamo condiviso venti giorni di grandi emozioni. E poi qualche mese fa a Cagliari, con Stefano Locatelli, abbiamo commentato la tappa finale dell’Europeo, celebrando la vittoria di Lupo e Nicolai che si sono laureati campioni d’Europa”
Perché hai smesso di giocare?
“Ci sono stati episodi, non dettati dalla mia volontà – perché avrei continuato – che mi hanno portato a scelte diverse. Se non avessi smesso di giocare, non avrei intrapreso così presto questa nuova attività. Le cose non succedono mai per caso. Questo è il motivo. Ho creduto che non fosse giusto continuare a giocare per il gusto di dire che gioco. La pallavolo ad alto livello richiede impegno e sacrificio. Ho deciso di dedicare il mio tempo ad attività che poi potrebbero darmi l’opportunità di un futuro”
Progetti a breve e lungo termine: da quali idee riparti?
“Cerchiamo di tirare su questa scuola a Triggiano, dove abbiamo avviato le pratiche per avviare la struttura. I progetti sono quelli di valorizzare i giovani come stiamo facendo adesso. Spero si appassionino tanti ragazzi. Poi continuerò – come da qualche mese a questa parte- la collaborazione con la Nazionale. Almeno questi sono i progetti breve termine. Poi a lungo termine, insomma: chi vivrà, vedrà”