Tutti conosciamo le abilità comunicative e la megalomania di Silvio Berlusconi ma questa volta pare che abbia davvero esagerato. Ieri, il presidente del Milan ha fatto visita alla squadra alla vigilia della difficile trasferta di Roma contro i giallorossi. Le parole di Berlusconi sono state eloquenti: “Io non cambierei mai la nostra rosa con quella della Roma; Dovete entrare sul terreno di gioco per essere padroni del gioco e del campo, andate in campo con forza e decisione perché siamo più forti”.

Certo, un buon modo per caricare gli uomini di Inzaghi, risollevatosi con la prestigiosa vittoria sul Napoli, conquistata dopo un periodo decisamente opaco per Menez e compagni. D’altro canto però, le frasi di Berlusconi hanno poco senso perché forse Inzaghi pagherebbe di tasca sua per avere una rosa che minimamente si avvicina a quella che possiede il suo collega Rudi Garcia, che insegue la Juventus a quattro lunghezze ma con una partita in meno disputata. Di sicuro le rose non si possono mettere a confronto: la differenze nei punti in classifica e nel gioco espresso sono sotto gli occhi di tutti.

Berlusconi sta commettendo alcuni errori che possono alla lunga penalizzare il Milan, che sta cercando di ripartire dopo il disastro dell’anno scorso, non riconducibile ai due tecnici che si sono avvicendati, ma alla dirigenza apparsa svogliata e poco decisa nell’investire su una delle società più titolate del mondo. A cosa servono quelle parole così megalomani? A nulla. Al Milan di oggi serve umiltà, caratteristica che il buon Pippo Inzaghi sta cercando di trasmettere ai suoi calciatori a suon di corse, recuperi e sacrificio. I risultati potranno venire solo dopo un lavoro di questo genere (ricordate la prima Juve di Conte?) e investimenti sul mercato non faraonici, ma ben mirati. Il Milan deve tornare ad essere protagonista, e non solo in Italia, anche nell’Europa che conta.