Barese classe 1959, una carriera da calciatore interrotta a metà degli anni ’80 a causa di un brutto infortunio subito con la maglia della Cavese e poi l’inizio di una storia da allenatore già ricca ma ancora tutta da scrivere. Stiamo parlando di Dino Bitetto, allenatore del Melfi con un passato importante di vittorie tra Lega Pro e serie D, anche quest’anno autore di una splendida stagione alla guida dei lucani che sta conducendo alla salvezza diretta nel terribile girone C della Lega Pro. Ripercorrendo quella che fino adesso è stata la sua carriera da allenatore, tra un aneddoto e l’altro abbiamo tracciato un quadro di quella che era, di quella che è e di quella che sarà la realtà della terza serie nazionale.
Mister lei ha cominciato la sua carriera da allenatore nel calcio professionistico nel 1992 a Trani. Da allora molto è cambiato nel calcio, anche in quello di serie C. Quali sono le differenze che più risaltano?
Beh, senza dubbio va detto che vent’anni fa c’era una maggiore disponibilità. I presidenti avevano riscontri economici e di visibilità molto maggiori che nel calcio attuale. Oggi, inoltre è cambiato molto anche dal punto di vista dell’utilizzo dei calciatori e dell’allestimento delle rose. Le società sono portate a ringiovanire l’età media anche in virtù dei contributi previsti. Esempio lampante di quanto sto dicendo è proprio il mio Melfi che da anni fa dell’utilizzo dei giovani una voce importante del proprio progetto societario.
Ripercorriamo un po’ la sua carriera. Lei ha vinto molto, ha conquistato diverse promozioni, ed allora le chiedo quale, tra le varie vittorie si può considerare la più bella, magari anche la più inaspettata?
Le vittorie me le ricordo tutte. Ho un ricordo indelebile del campionato di Eccellenza Pugliese vinto a Barletta nel 1997-1998 ma senza dubbio il successo più entusiasmante è stato il doppio salto con il Manfredonia dalla D alla C1 in due anni (2003-2005). La vittoria più inaspettata è stata senza dubbio a Giulianova dove ho ottenuto la promozione in C1 nel 2008-2009 pur trascorrendo gli ultimi tre mesi della stagione con allenamenti veri solo a partire dal giovedì dato che passavamo i priimi giorni della settimana a parlare solo di questioni economiche per via del presidente dimissionario. In quell’occasione siamo riusciti a tirar fuori l’orgoglio personale e ci siamo spinti oltre l’ostacolo.
Ed invece, qual è stata la delusione maggiore?
Senza dubbio a Catanzaro, serie C2 2001-2002. In quella stagione passammo l’intero girone d’andata al primo posto, poi 4 giornate nel girone di ritorno, poi avemmo un calo e la sconfitta interna per 0-3 contro il Martina (che vinse il campionato ndr) mi costatò la panchina. Ero certo e fiducioso di poter arrivare fino in fondo e ci rimasi male, ma talvolta i dirigenti sono i primi tifosi delle loro squadre e si fanno prendere dalla passione nelle loro decisioni.
In questi anni ha visto tanti giocatori, quali sono quelli di cui aveva intuito le potenzialità e che poi hanno spiccato il volo?
Molti esempi li posso trovare in quel Giulianova del 2008-2009. In quella stagione lanciai Jacopo Dezi che esordì ancora 16enne e collezionò 19 presenze. In quella squadra c’erano anche Galabinov e Kevin Vinetot, ora al Lecce.
Da quale calciatore invece si sarebbe aspettato qualcosa di più?
Uno su tutti, Massimiliano Vadacca, calciatore che ho avuto a Manfredonia. Massimiliano è stato senza dubbio il giocatore da me allenato che avrebbe potuto avere ben altra carriera rispetto a quella, comunque di tutto rispetto che si è ritagliato nel suo piccolo.
In passato è stato vicino a squadre di categoria superiore, sogna ancora di poterci arrivare?
Non ho mai avuto offerte dalla cadetteria, ma credo, nonostante a 56 anni sia ormai considerato un allenatore esperto, di poter ambire ad una possibilità in serie B. Magari, chissà, ci potrei anche arrivare vincendo la Lega Pro.
In chiusura, che giudizio dà alla stagione di Lega Pro che sta per concludersi?
La Lega Pro unica, prevedendo la fusione di squadre di Prima e Seconda Divisione ha visto formarsi due tronconi. Nel primo troncone ci troviamo le squadre che hanno investito e che hanno esperienza maggiore, poi ci sono tutte le altre. Il campionato può comunque considerarsi di livello alto anche grazie a squadre come il mio Melfi che è stato creato con poche risorse, e valorizza calciatori giovani che vengono stimolati dal confronto con realtà blasonate come possono essere la Salernitana il Lecce e tutte le altre, e talvolta riescono anche ad avere la meglio.