Brutta giornata per il calcio italiano. Non è stata infatti solamente la nuova ondata di calcioscommesse che ha investito Lega Pro e Serie D a balzare agli onori della cronaca perché stamane gli agenti della Guardia di Finanza di Roma e Milano, coadiuvati dall’Antitrust, hanno perquisito le sedi della Lega Calcio di Serie A, di Sky Italia, Infront e Mediaset per effettuare alcuni accertamenti in merito ad una presunta combine sulla vendita dei diritti tv.
Per analizzare il caso occorre ricostruire l’antefatto. Torniamo dunque allo scorso giugno, quando il presidente della Lega Serie A Maurizio Beretta alla vigilia dell’asta per la vendita dei diritti televisivi del nostro campionato per il triennio 2015-2018, dopo la pubblicazione dei consueti pacchetti curati dall’agenzia Infront Italy, azienda leader nella gestione dei diritti di marketing e mediatici sportivi, affermava con estrema soddisfazione la volontà di aprire le porte ai nuovi mercati e alle nuove tecnologie (internet e telefonia mobile) in modo da offrire un’offerta varia, segmentata ma esaustiva, con l’obiettivo di diffondere maggiormente il nostro calcio e ottenere il massimo degli introiti.
Buoni propositi certo ma la cosa non è andata proprio così perché qualche settimana dopo con il pretesto di evitare il monopolio di un’unica piattaforma si è deciso di dare vita ad un duopolio consenziente che accontentava però solo alcune delle parti in causa, le più importanti, vediamo come. Nelle aste dovrebbero vincere le offerte migliori, e invece non fu così perché a vincere furono gli interessi di Sky e Mediaset. La piattaforma di Rupert Murdoch si aggiudicò il Pacchetto A in maniera assolutamente legittima, presentò l’offerta più alta e così acquistò i diritti delle migliori 8 squadre per il satellite. Fino a qui dunque tutto regolare, tuttavia Sky si aggiudicò anche il Pacchetto D, quello contenente tutte le altre partite in esclusiva su satellite e digitale terrestre, nonostante la sua offerta fosse risultata inferiore a quella di Mediaset, a quella di Fox e solamente poco più alta di quella di Eurosport. Mediaset dunque dopo essersi aggiudicata con un’abile mossa di mercato questo pacchetto ha deciso di girarlo a Sky attraverso una sub-licenza concessa dalla stessa Lega Calcio “nell’esclusivo interesse del consumatore”. Cosa ha avuto però in cambio la nota holding della Fininvest? Ovviamente il pacchetto B, quello con i diritti tv delle migliori 8 squadre sul digitale terrestre, nonostante avesse offerto meno di Sky e ancora Fox.
Risultato? La concorrenza è stata letteralmente tagliata fuori, con Fox ed Eurosport che hanno più volte minacciato ricorsi, purtroppo però solo ad assegnazione conclusa. Sky pagando solamente 8 milioni in più rispetto al contratto precedente si è aggiudicata 132 gare totali in esclusiva assoluta, rinviando inoltre i costi derivanti da un’imminente sbarco sul digitale che avrebbe reso necessario la progettazione del decoder unico. Mediaset invece spenderà ben 96 milioni in più per avere meno partite, ma già paga dei diritti esclusivi riguardanti le Coppe Europee, potrà vantarsi della migliore offerta calcistica in Italia rinviando lo sbarco di Murdoch sul digitale. E la Lega? La Lega ha supervisionato questo accordo bilaterale rinunciando a circa 150 milioni di euro, incassando difatti 945 milioni di euro (572 di Sky) contro gli 1,1 miliardi sul piatto nell’asta iniziale, e giustificandosi sul piano legale menzionando la legge Melandri che vieta l’assegnazione dei due pacchetti più pregiati allo stesso operatore, violando però le altre normative europee che invitano ad attenersi semplicemente alle offerte più alte.
Un incrocio dunque bizzarro ed intricato che ha sicuramente accontentato le principali parti in causa, ma certamente non i consumatori e nemmeno le società di Serie A.