Tifosi Atalanta (foto tratta da Google)

Non tutti lo sanno, ma l’Atalanta è uno dei club italiani più famosi al mondo. E non per avere nel proprio logo il profilo del viso di una Dea, o meglio una figura della mitologia greca, figlia del re dell’Arcadia, Iasio, ma per aver raggiunto il miglior piazzamento in una competizione europea, nonostante militasse in Serie B.

Una Dea venerata in tutta Europa – Corre l’anno 1987. Una stagione sfortunata, quasi maledetta, per l’Atalanta. Alla guida degli orobici c’è Nedo Sonetti, sicuramente non l’ultimo arrivato. L’ultima giornata, però, segna una clamorosa retrocessione per la squadra nerazzurra, dopo aver colpito quattordici pali durante il torneo. Ma non è tutto, perché i bergamaschi si giocano la finale di Coppa Italia contro il Napoli e, con i partenopei campioni d’Italia, la Dea è ufficialmente qualificata per la Coppa delle Coppe.

Allora via Sonetti, dentro Mondonico. La musica cambia, si stravolge. Oltre a conquistare la promozione in Serie A, l’obiettivo richiesto dalla società, il tecnico di Rivolta d’Adda trascina l’Atalanta in semifinale nel torneo europeo, arrendendosi ai belgi del Mechelen, dopo un doppio 2-1 fra andata e ritorno. Giallorossi che, grazie ad un gol di Den Boer, vinceranno poi il trofeo allo Stadio de la Meinau davanti a quasi quarantamila spettatori.

Bergamo oggi – In un’epoca nella quale la crisi economica si fa sentire e parecchie squadre non riescono nemmeno ad iscriversi ai campionati, in Italia ci sono anche realtà, calcisticamente parlando, benestanti. Un esempio è l’Udinese, ma non solo. Anche l’ Atalanta negli ultimi anni si è dimostrata una squadra capace di far esplodere i giovani della propria Cantera.

Da Davide Zappacosta a Daniele Baselli, passando per Marco Sportiello, concludendo con Manolo Gabbiadini e Simone Zaza. I primi tre fanno parte dei titolarissimi che schiera oggi Stefano Colantuono; gli altri due, e non sono gli unici, hanno già mostrato di che pasta sono fatti, facendo le fortune rispettivamente di Samp e Sassuolo.

Una grande organizzazione alle spalle, con gente del calibro di Pierpaolo Marino, Giovanni Sartori, Gabriele Zamagna: il primo, che ha rilanciato nel calcio che conta il Napoli del trio Hamsik-Lavezzi-Cavani, svolge il ruolo di direttore generale; il secondo, arrivato per ultimo, quello di responsabile dell’area tecnica; il terzo, invece, è direttore sportivo. Raramente in altri club di Serie A si notano così tanti membri con un ruolo quasi simile e di un certo spessore. Figure sempre presenti, a sostegno della squadra e del tecnico, sempre al lavoro insieme ai responsabili del settore giovanile e dell’area scouting per lanciare i propri giovani e cercarne di nuovi all’estero.

Centosette anni di storia, a tinte nere e blu. Una tifoseria caldissima, che non ha mai abbandonato la squadra e che vanta quasi 120mila tifosi in Italia, sempre in favore della solidarietà (raccolta fondi per il terremoto dell’Aquila). Oggi sono 107 anni da quel lontano 17 ottobre 1907, quando studenti liceali formarono la “Società Bergamasca di Ginnastica e Sports Atletici”: buon compleanno, Atalanta!