La crisi ucraina sfocia nel calcio. Dopo l’ultimo triste avvenimento del disastro del Boeing 777 abbattuto lo scorso giovedì da ancora ignoti responsabili, sei giocatori sudamericani dello Shakhtar, al termine di una mini tournée nell’Europa Occidentale, conclusasi con l’amichevole persa ad Annecy per 4 a 1 contro il Lione, si sono rifiutati di tornare in Ucraina.

Si tratta di Fred, Alex Teixeira, Douglas Costa, Dentinho, Ismaily e Facundo Ferreyra (su di lui c’è un forte pressing del Toro di Cairo). Il presidente dello Shakhtar, Rinat Akhmetov ( 39esimo uomo più ricco del Mondo secondo Forbes) si dichiara pronto a garantire la necessaria sicurezza per i vari spostamenti, ma promette allo stesso tempo dure sanzioni ai fuggitivi, qualora non decidessero di tornare per l’inizio del campionato previsto per il prossimo fine settimana. Non sono state da meno le dichiarazioni del tecnico Mircea Lucescu, che ha scorto dietro al mancato rientro dei propri giocatori un’abile manovra del procuratore Kia Joorabchian, il quale avrebbe convinto i sei calciatori a non partire, attirando su di sé una notevole attenzione mediatica, al fine di liberarli dai contratti attuali e accasarli in altri club europei, dietro lauti compensi.

Ma dietro tutto questo potrebbe anche esserci solamente la paura per una situazione difficile che dura da mesi ed è lontana da una veloce risoluzione. Tuttavia la Prima divisione ucraina partirà venerdì prossimo, con il rischio di perdere molti dei suoi giocatori più rappresentativi. La Federazione, su indicazione del Governo, ha respinto la richiesta di alcuni club di posticipare l’inizio del torneo, ma attualmente, proprio il primo club del Paese per importanza, appunto la squadra di Lucescu, non è in grado di disputare le proprie partite in casa, a seguito dell’autoproclamazione della Repubblica filorussa di Donetsk, ed è in cerca di una sistemazione definitiva o momentanea che sia.

Inoltre a poche ora di distanza dai sei calciatori dello Shakhtar, anche Sebastian Blanco, fantasista del Metalist, ha deciso di seguire il loro esempio rimanendo però in Austria. E nei prossimi giorni magari anche altri loro colleghi potrebbero optare per questa scelta aggravando ulteriormente la situazione, con conseguenza l’impoverimento del Campionato di calcio ucraino. E così, tra una Federazione incentrata più sulla politica che sulla salvaguardia dei propri atleti e i vari Club preoccupati e arroccati sulla difensiva, e tra i procuratori votati all’attacco e i calciatori inermi, a perdere ancora una volta è solamente il calcio.