12 ore, poche migliaia di metri quadri, centinaia di stanze e tante parole: è stato questo il micro-cosmo dell’ultimo giorno della estenuante, nelle idee e nelle intenzioni, sessione invernale di calciomercato 2015. Viverlo a Milano aiuta a formare più di qualche considerazione sul calciomercato al tempo degli smartphone e dei tablet, quello che si vive sull’onda dei tweet, delle foto-notizie e che mette in mostra pochi soldi e anche scarse idee, come i tanti “cavalli di ritorno” e i pochi colpi di prospettiva messi a segno dalle “big” di serie A hanno testimoniato, qualora ve ne fosse ulteriore bisogno. È stato il mercato delle proposte, dei caffè rapidi, del chiacchiericcio: in salotti a tratti deserti durante la giornata è ravvivatisi, come sempre accade, nel rush finale. Nel complesso, pochi soldi, tanti scambi, urla a iosa e prove tecniche di crisi di nervi per alcuni, soprattutto poco prima delle 23. Nel mezzo, famiglie e ragazzini che circumnavigavano l’hotel in zona Garibaldi per strappare foto e osservare gli addetti ai lavori, come pesci rari nell’acquario. Peccato che per molti l’acqua sia alta, tanto da costringere più di qualche club di B e Lega Pro a evitare spese aeree o per il biglietto del treno per inviare i propri delegati nelle stanze del potere meneghine.

Nel grigiore di un mercato fatto di prestiti e parametri zero, di svendite e dejà vu, un record il calcio tricolore lo ha incassato: quello della cessione maggiormente remunerativa, con Cuadrado al Chelsea per 35 milioni complessivi. Maglia d’onore? No, maglia nera, a corollario di un appeal che smagrisce come il Pil nazionale. Se però alla diaspora di talenti affianchiamo quella delle idee, la frittata è fatta. All’Ata Hotel Executive, tra il benestante Corso Como e l’avveniristica zona Garibaldi, si sono viste tanta acqua e pochi amari, pochi volti noti e ben tampinati da tv e giornali. Trattative svolte in stanza, decine di personaggi in cerca d’autore in giro per box e salotti, procuratori e direttori sportivi circondati da collaboratori di ogni tipo, giacca e cravatta d’obbligo. Alla fine però i “colpi” sono alle voci Santon, Matri, Spolli, Ibarbo, Antonelli e Paletta: nomi che in una sessione estiva di fantacalcio non occupano i pensieri meditabondi di alcun allenatore virtuale. Una “falsa partenza”, quella siglata dagli arrivi di Shaqiri, Podolski, Cerci e Gabbiadini, proseguita con Eto’o, ci aveva fatto sperare in un rinsavimento del calcio italiano: i conti invece continuano a non tornare, fino ad andare alla rovescia. Cosa resta del sapore del calciomercato? La solita, ultima mezz’ora frenetica che esisterebbe anche se la sessione di mercato durasse sei mesi. Perché in fondo siamo italiani, e fare le cose di fretta ci viene meglio. E allora, cameriere: champagne. Anzi, acqua, magari con due bollicine.
(Twitter: @GuerraLuca88)