Premessa doverosa: non credo al fatto che Ancelotti sia fascista. Perché mi urta poter credere che un simbolo dello sport italiano nel mondo (e che simbolo!) possa essere fascista. Anche per quel vecchio cavillo troppo spesso dimenticato che va comunemente sotto il nome di “apologia di fascismo”. E non credo al fatto che quella frase fosse una citazione volontaria di Benito Mussolini, o comunque, lo avrete capito, ci spero.

Una volta esplicata la doverosa premessa su Carlo Ancelotti e il suo presunto fascismo, non riesco a capire come, nello sport o in qualunque altra situazione, tanti nemici possano portare tanto onore. L’espressione, bellicistica e frutto di un’Italia degli anni ’20 per fortuna estremamente lontana da quella attuale per grado culturale, se detta da uno dei più grandi sportivi del mio paese m’offende. O perlomeno mi risulta antipatica, poco chiara. Ancelotti dovrebbe avere pochi nemici, e lo stesso vale per Sacchi. Perché due grandi allenatori non dovrebbero avere nemici.

E perché Sacchi ha sbagliato. E per andare in suo soccorso ha sbagliato anche Carlo Ancelotti, scivolando mentre tentava di difenderlo. Ma uno non è razzista e l’altro non è fascista, né voleva citare Mussolini. Ma non sempre potremo trovare la scusa dell’ignoranza e della mancanza di comunicazione. E il passo è breve.