Carlo Tavecchio fa sul serio, vuole veramente cambiare il calcio italiano. Una frase buttata lì, nel calderone delle polemiche durante i precedenti mesi estivi, sta per trovare conferma nei fatti. Che poi, secondo me, non sarebbe tutto da buttare. In fondo esistono stadi fatiscenti (tranne qualcuno), rose competitive per superare solo il girone di Champions ed Europa League pochi italiani in rosa, soprattutto nei grandi club, eccetto Juventus e Milan. Ok, avrete captato l’ironia che regna in me, dunque posso iniziare a parlare seriamente sulla triste e difficile situazione del mondo pallonaro tricolore.
Il neo presidente della Figc, con l’avallo di Andrea Abodi (Serie B) e Mario Macalli (Lega Pro) vorrebbe, il condizionale è d’obbligo perché mica viviamo in un Paese normale, dare una scossa all’intero calcio nostrano. Entro le prossime due stagioni, infatti, la massima serie potrebbe contare 18 squadre, proprio come una volta, al posto delle attuali 20, con sensibile riduzione anche per quanto concerne il torneo cadetto, che vedrebbe giocare 20 compagini anziché 22. E le 6 formazioni in esubero? Semplice, si sposterebbero in Lega Pro con le retrocessioni che saranno all’ordine del giorno.
Ma non è finita qui: Tavecchio vorrebbe anche una legge in favore dei calciatori italiani che, secondo un certosino ragionamento, dovranno essere schierati obbligatoriamente dall’inizio da parte dei rispettivi club. Si parla di almeno 4 calciatori del Belpaese, che dovrebbero scendere in campo dal 1’, ma per questo c’è ancora tempo. Un cambiamento epocale, dunque, dalla A alla vecchia Serie C, con le prime lamentele delle piccole società che dai prossimi anni avranno più difficoltà a stare nel calcio che conta. Piaccia o no, il nuovo progetto Tavecchio sta prendendo piede, ma servirà a rilanciare il calcio italiano? Io chiederei a Opti Poba…